sabato 22 luglio 2023

Fede, poesia







Fede

Una scelta difficile,
Eppure autentica,
È la scelta di fede.
La fede è innanzitutto 
Un sentire da non rinnegare.
È un sentimento l'amore,
Ed è un sentimento sperare,
Ed è nell'essere umano
Il sentimento del suo Creatore.

Maurizio Proietti iopropars 

         Arte-Verità

Come sono solito ripetere, la mia opera poetica si dipana nel binomio Arte-Verità. Intende esprimere un sentire che sia un disvelamento dell'essere. E tale disvelamento viene anche ad essere fondamento del pensiero razionale, che come hanno dimostrato i moderni sviluppi del pensiero filosofico occidentale, non è in grado di sollevare sé stesso tirandosi per i capelli, ovvero non può su sé stesso fondare sé stesso.

Nemmeno una teoria matematica può dimostrare in sé stessa la propria coerenza, ma per fare questo ha bisogno di una teoria matematica più potente, che a sua volta non può dimostrare in sé stessa la propria coerenza, ma ha bisogno di una teoria ancora più potente.

Io sono convinto che la circostanza su esposta, non possa e non debba farci dubitare della matematica, ma che dobbiamo piuttosto comprendere le ragioni che al di fuori della matematica, fondano la nostra fiducia nella matematica; anche se il problema è complesso per via del fatto che gli stessi matematici hanno dimostrato l'esistenza di alcuni paradossi matematici.

Quello che io mi sento di dire dei paradossi matematici, è che il matematico è intelligente, e si accorge di aver incontrato un paradosso. Lo dico a sostegno della mia opinione che l'intelligenza non può essere semplice capacità di calcolo, ma è innanzitutto intuizione, comprensione del mondo che ci circonda.

Il disvelamento dell'essere di cui io parlo, è appunto apertura alla comprensione. Pertanto sarebbe parecchio fuorviante, pensare che la mia poesia dia migliore forma a concetti filosofici o religiosi; che in pratica sia una specie di abbellimento del pensiero. Infatti è invece una concretizzazione del mio pensiero. Vuole descrivere il mio viaggio nell'esperienza del comprendere, il mio personale coinvolgimento in questa esperienza, fino a dare la forma a quanto di essa vi sia di più essenziale.

D'altra parte, in nessun altro luogo si può disvelare l'essere, ma solo in quelle forme che sono in grado di pensarlo e che hanno interesse al suo disvelamento. Sono queste appunto le nostre soggettività individuali, in cui l'esperienza del conoscere e del comprendere trova la sua concretezza nel nostro interesse in questa esperienza.

Vorrei concludere spiegando perché parlo di "disvelamento" e non di "rivelazione". 

Io non intendo che l'opera d'arte in generale e la poesia in particolare rivelino l'essere come qualcosa di dato ma ignoto, così che possa essere portato alla conoscenza. 

Intendo invece che ci pongono in contatto con un'esperienza, dalla quale, per quanto sia essa fondante le nostre umane vicende, tendiamo a distoglierci. In contatto ci fanno tornare con un'esperienza dalla quale tendiamo ad alienarci, per difficoltà che sono intrinseche, nel suo essere sociale, alla nostra umana natura, e che si ripropongono in contesti sociali diversi, con diverse dinamiche proprie di questi contesti. In tal modo l'opera d'arte e la poesia, per quanto ci parlino di universali, hanno una funzione che viene ad essere determinata storicamente dai contesti sociali all'interno dei quali sono prodotte.

Io ritengo che l'opera d'arte e la poesia abbiano comunque e sempre una funzione etica, anche quando non promuovono valori etici, perché aprono alla consapevolezza, umanizzando il nostro vivere sociale.

Maurizio Proietti iopropars




mercoledì 19 luglio 2023

Speranza, poesia


Speranza

Di nuovo, ancora,
A levarsi tornerà il sole,
E a vederlo rinascere
E dare vita alla vita,
Noi là ci saremo.

Maurizio Proietti iopropars

Qualche considerazione filosofica sul concetto di speranza 

La speranza è l'aspettazione o aspettativa. La speranza è il sentimento con cui si attende un evento positivo. La speranza è il sentimento con cui si anticipa, la presenza di un evento positivo desiderato.

Mi ricordo che anni orsono ho assistito, in una trasmissione televisiva, a un dibattito tra Massimo Cacciari e una teologa di cui non ricordo il nome. Cacciari sosteneva che la speranza cristiana, poiché sostenuta dalla fede, che è una forma di certezza, non poteva essere considerata a tutti gli effetti "speranza", appunto perché basata sulla certezza. Io non mi trovavo affatto d'accordo con Cacciari, e la teologa ha dato una risposta che per me era ancora meno convincente. Ha detto qualcosa del tipo che è sempre speranza perché queste certezze si realizzano a poco a poco.

Il problema a mio avviso era un altro, e precisamente era che Cacciari operava un fraintendimento del significato della parola "speranza". Analizziamo dunque l'uso che facciamo della parola, per capire il significato che comunemente noi ad essa attribuiamo.

Se qualcuno dicesse che ha comprato un biglietto della lotteria e che spera di vincere perché si sente fortunato, molti di noi penserebbero che facilmente questa persona sarebbe destinata a restare delusa.

Differente sarebbe la situazione di uno studente universitario che dicesse che spera di rimettersi in regola con gli esami, con i quali è rimasto un po' indietro, perché ha iniziato a studiare con maggiore impegno. In questo caso la sua speranza sarebbe basata su qualcosa di più solido.

Se invece qualcuno dicesse che spera che ci possa essere un domani per i propri figli, con la sua affermazione suggerirebbe che vi sono circostanze tali da rendere incerto questo domani. E per arrivare alla mia poesia, se in generale, qualcuno dice che spera di vedere ancora sorgere il sole, anche qui suggerisce, sempre in generale, che qualche circostanza spinge a dubitare il ripetersi di questo evento.

Secondo me quando parliamo di "speranza", oltre all'anticipazione emotiva dell'evento atteso, non è tanto questione del grado di certezza con cui ci aspettiamo che questo evento si verifichi, ma del tipo di valutazione. Non è una valutazione basata su circostanze oggettive che rendono necessario il suo verificarsi, quanto piuttosto una valutazione soggettiva, una valutazione personale. Per questo motivo la speranza cristiana, basata sulla fede, è per il cristiano, una speranza certa come la sua fede, una speranza che lui crede che non andrà delusa. 

È per questo che il cristiano può permettersi di provare sollievo nelle sofferenze presenti, dalla pregustazione delle gioie future. Ma perché questa valutazione ci sia, è appunto necessaria la fede.

La mia poesia pone con forza, con un'immagine, appunto la speranza cristiana.

Maurizio Proietti iopropars 




 

mercoledì 12 luglio 2023

"Dio è Amore", poesia.




 "Dio è Amore"

Verso i nostri fratelli

Atto d'amore più grande 

Non c'è,

Che testimoniare la Gloria di Dio,

Essendo

La nostra relazione con Dio 

Nostro Padre, il nostro centro,

Davvero il centro

Dell'umana esistenza.

Per questo proprio

Gesù nostro Signore è morto,

Dando la vita per testimoniare

La Gloria del Padre Creatore.

Per la sua testimonianza 

L'hanno ucciso,

Ma è risorto.

Maurizio Proietti iopropars


La chiesa ritratta nella foto, è la chiesa di San Pietro, a Minturno, comune del basso Lazio, vicino alla foce del Garigliano. 

A me sembra che questa chiesa medievale, edificata intorno al IX secolo, più di altre sue più complesse consorelle successive, testimoni la Gloria di Dio, perché meno spazio essa lascia alla gloria dell'uomo, che sempre è vanagloria.

Essa è uno slancio in uno spazio ristretto. Un protendersi verso l'alto, ma sobrio. Un semplice congiungere le mani in preghiera, in quanto altro non è necessario, se c'è la fede.

La fede ci ricongiunge al Padre Creatore, e moltiplicare parole non serve, con chi nel profondo, per noi stessi perfino talvolta inesplorato, i nostri cuori conosce. A Dio sia resa la Gloria.

Maurizio Proietti iopropars

sabato 8 luglio 2023

La Sagra delle regne a Minturno (LT)


 La sagra delle regne

Sono in vacanza a Minturno, interessante e caratteristico paese dalle antiche origini, a meno di due ore di treno da Roma. Qui si festeggia in questi giorni, dal 5 al 9 luglio, la "Sagra delle regne". Ho cercato di capire il senso di questa festa di paese, per l'interesse che suscita in me questo borgo, i cui resti più antichi risalgono al IX secolo, periodo in cui gli abitanti del posto si allontanarono dalla costa per meglio sottrarsi alle incursioni dei pirati saraceni.
Mi sembra di aver capito che la Sagra delle Regne, altro non sia che la classica, molto diffusa, "festa della mietitura". 
Mi sembra sia ovvio festeggiare alla fine della mietitura, perché lo sperato raccolto si è realizzato, è diventato "res", "cosa", "realtà". Lo possiamo vedere dai covoni disposti nei campi, questi covoni che sembrano grembi, "gremia" in latino, che è il plurale appunto del sostantivo neutro "gremium", "grembo", e che nel vogare locale diventano "le regne". È la "Festa dei Grembi" dunque, ma "grembi" declinato al femminile, che italianizzata potrebbe essere la "Festa delle Grembie", che passando per "remmie" diventa "regne".
Si festeggia, dunque, perché la terra lavorata dall'uomo è diventata fertile, e ha dato origine a questi "grembi" da cui il grano sarà ricavato con la trebbiatura, fase distinta dal raccolto, perché è di lavorazione del prodotto, e avviene poco dopo, in un secondo momento. 
Viene allora spontanea l'associazione con la Madonna delle Grazie. Spontanea viene l'associazione con la Madonna, madre di Gesù, e dunque di tutte le Grazie. 
Ecco che in questo modo l'antica festa della fertilità della terra - in cui il raccolto viene celebrato rivestendolo col un simbolismo che rappresenta il substrato emotivo con cui si affronta il pesante lavoro - diventa una festa cristiana, dal riconoscimento che il suo prodotto è un dono di Dio.

Maurizio Proietti iopropars

sabato 24 giugno 2023

Creatori di valori nuovi


Non vi sto a raccontare come, mi è tornata in mente questa canzone, "Agnese", di Ivan Graziani. Mi ricordo che la cantava spesso una ragazza del nostro gruppo di amici, tutti "compagni", quando io ero giovane, e noi "scalmanati" ci sentivamo l'ombelico del mondo. Si sentiva che a lei piaceva, e si poteva capire come le piacesse il modo in cui parlava di una donna. Mi è tornata in mente, così fortemente evocativa di un periodo storico così vitale, e ho composto la poesia che vi propongo, a cui ho dato il titolo "Creatori di valori nuovi". Il titolo è un'espressione del profeta Zarathustra di Friedrich Nietzsche.


Creatori di valori nuovi

Noi che nella nostra dispersione

Spargevamo aneliti d'amore

Vivendo il nostro desiderio

Di condivisione e d'incontro,

Osservati eravamo

Con sguardi di giudizio severo 

Da parte delle persone serie.

Eravamo alla ricerca

Noi di una soluzione esistenziale

Nel nostro essere sociale

Che volevamo che fosse umano,

Così come eravamo dispersi 

Ma alla ricerca di noi stessi.

E ora a volte ritorno

A chiedermi noi 

Dove siamo finiti,

Inghiottiti 

In una realtà presente

Di pura apparenza. Eppure

La società attuale porta

La nostra impronta,

Per quanto le persone serie

Ci abbiano relegato

In uno sbiadito 

E dimenticato sfondo

Di ciò che viene ora ricordato

Come "gli anni di piombo",

In cui gli ingiusti privilegi

Rischiarono d'essere scrollati,

E sono invece rimasti in piedi

Anche grazie a chi sparava.

Ma ancora ciò che ero,

Questo posso dire,

Ciò che sono stato,

Senza la pretesa 

Di essere stato grande

Ma soltanto autentico,

Quel mio essere vive e spinge

Opera in me ancora,

E alimenta in me la vita,

L'aspirazione al cambiamento.


Maurizio Proietti iopropars



domenica 14 maggio 2023

Poesia "Giornata degli uccelli migratori"

 



              Giornata degli uccelli migratori

Dipinto digitale e poesia 

di

 Maurizio Proietti iopropars 


Vorrei essere

Anch'io un uccello migratore,

Ma se lo fossi,

Sulla terra non c'è posto dove andare,

Tutto il mondo è corrosivo,

Per vivere devi avere artigli

E zanne

Taglienti e accuminate,

O devi fare atto

Di sottomissione ai prepotenti,

Perchè è quello che ci smerciano

Come civiltà dell'efficienza,

Dove non funziona niente,

Perché il mondo

È dominato dal conflitto.


Maurizio Proietti iopropars 


La trappola della competizione

Dopo il crollo dell'Unione Sovietica, questo è stato proclamato a gran voce, che il crollo, figuriamoci se poteva essere stato determinato dalle tante aberrazioni presenti in quel sistema sociale, macché, questa ipotesi non è stata nemmeno considerata, questo è stato proclamato a gran voce da coloro che avendo scalato la sinistra come si fa nelle società per azioni, avevano consolidato in maniera inattaccabile il proprio potere, questo è stato da loro proclamato a gran voce, che il crollo era dovuto al fatto che quel sistema economico non era efficiente come quello occidentale perché non c'era sufficiente competizione, ed è stato determinato il crollo della civiltà a livello globale, istituendo e organizzando la società della competizione sfrenata in ogni aspetto dell'umana esistenza. 

Maurizio Proietti iopropars 

domenica 30 aprile 2023

La verità rende liberi




La verità rende liberi
ovvero
Per un'etica della liberazione


Io ho creduto da giovane a ciò che chiamavamo genericamente "rivoluzione". Io con altri intorno a me, quelli con cui praticavo attività politica, intendevamo con questo termine il fatto di avviare un processo di profonda trasformazione sociale, che sovvertisse elevandoli i valori della società in cui ci trovavamo a vivere. Credevamo in ciò che era riassunto nello slogan "Il personale è politico". Volevamo una società che permettesse ad ognuno il proprio pieno sviluppo come persona umana. Ci rifacevamo per questo, anche alla teoria marxista, ampliandone tuttavia la portata, cercando di dare ad essa nuovi sviluppi, diversi da quelli che avevano portato in alcuni paesi, all'avvento di quello che era chiamato "socialismo reale".

Ciò che posso affermare oggi, è che non credo più alla scientificità della teoria marxista o materialismo dialettico. Non dico che sia da scartare del tutto. Dico che è lacunosa sotto certi aspetti, al punto che noi, per essere realmente "scientifici" nel promuovere una radicale trasformazione sociale - che ancora oggi io ritengo essere più che mai necessaria alla costruzione di un mondo civile - che noi per essere realmente "scientifici" nel fare questo, dobbiamo fondarci su differenti concetti teorici.

È da questo punto di partenza che io parlo di "un'etica della liberazione". In tal modo ecco contestualizzata la mia poesia sul 25 aprile, annivarsario della liberazione dal nazi-fascismo.


Un popolo alla deriva

Ricordiamoci che c'è stata, 

Ma se posso dire,

Io intorno a me non la vedo

Questa liberazione.

Io non credo che libero

Possa restare chi assume

I valori dei propri oppressori.

Se i principi, io dico,

Etici non si coltivano,

Celebrare non può che essere

Che fonte d'inganno.

E parlo di amore

Per la giustizia

Non di prendere le armi.


Maurizio Proietti iopropars


Vorrei allora sviluppare una breve considerazione sui valori. 

Se parlo di valori oggettivi, in molti storcono la bocca, perchè appare un concetto in qualche modo impositivo. Come dire che sulla base dell'esistenza di valori oggettivi, alcuni possono imporre ad altri la propria visione del mondo. Io parlo invece della ricerca di valori condivisi attraverso il confronto; nel presupposto che, se come esseri umani noi esseri umani siamo tutti diversi gli uni dagli altri, vi deve essere anche qualcosa che ci accomuna come esseri umani, rendendoci umani.

Riguardo all'imposizione di una visione del mondo, io dico che questo è proprio ciò che avviene nell'odierna realtà globalizzata, dove si va a sostituire il valore di mercato, a certi valori che io sostengo siano oggettivi, ovvero patrimonio comune, ma patrimonio che non si presenta come dato, ma che va fatto ogetto di ricerca attraverso il lavoro del filosofo, dello scienziato  e dell'artista. Il valore di mercato segna l'acritica massificazione della cultura su posizioni preconcette. La legge della domanda e dell'offerta applicata alla cultura - come avviene anche sui social nel conteggio dei followers - apre un baratro che ci sprofonda in una scintillante barbarie.

L'arte come la scienza come la filosofia, sono ricerca. Ed è ricerca la comprensione dell'opera d'arte come di quella dello scienziato e del filosofo. Se non si procede in questa ricerca ma ci si limita a considerare, ad esempio, artistico, ciò che è apprezzato come tale dalla maggioranza della popolazione, si produce una banalizzazione della cultura.

"Che tutti possano leggere, finirà per corrompere non solo lo scrivere ma anche il pensare". Così scriveva Friedrich Nietzsche nel suo "Così ha parlato Zarathustra" ( è questo il modo in cui io sento che debba essere reso in italiano il senso del titolo tedesco ), nel capitolo intitolato "Del leggere e dello scrivere". È ovvio per me che non era uno strale contro la cultura di massa, ma contro la massificazione della cultura, rivolta solo alla ricerca del consenso. Infatti dice più avanti "Chi conosce il lettore non fa più nulla per il lettore. Scrivi col sangue, e imparerai che il sangue è spirito". Io vi intendo appunto che bisogna partire da sé e dai propri vissuti e dai più dolorosi.

Dunque per fondare un'etica della liberazione, il mio pensiero va alle parole della canzone "Addio Lugano Bella", dell'anarchico Pietro Gori.

"...Le verità sociali da forti propagate, è questa la vendetta che noi vi domandiamo..."

Dove non c'è verità, come potrà mai esserci giustizia?

Nemmeno vi è amore senza verità. Ma anche, senza giustizia non vi può essere amore.

Così ci ha detto Gesù, che la verità ci rende liberi. Io in questo ripongo fede.  La verità non è mai facile. Per aver testimoniato la verità, Gesù Cristo è stato crocifisso.

Maurizio Proietti iopropars

 



Favorevole a legalizzare l'ora

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