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lunedì 16 maggio 2022

La #pace ha bisogno di #verità. #Paceproibita

 L'attuale conflitto bellico tra Russia e NATO, nella devastata Ucraina, determina in me maggiore urgenza di riflettere sull'iniqua distribuzione delle ricchezze e dunque del potere, in Italia come nel resto del mondo. Pervertire la giustizia e il diritto, genera conflitto. Chi detiene il potere confonde la verità, in modo che chi è spinto, anche se non costretto, a infrangere le regole, non trovi sostegno, anche se è in parte vittima del sistema. È come giocare al casinò. Non è che i giochi del casinò siano truccati; è che le regole sono tali per cui i gestori del casinò sono gli unici che guadagnano sempre. Ecco, io sono stufo di vivere nel casino.

Vorrei proporre ai lettori del mio blog due brevi video. Sono le registrazioni di due interventi all'iniziativa #Paceproibita, organizzata da Michele Santoro. Il primo, della durata di 6':50", è di Sabina Guzzanti. Nel secondo, della durata di 4':47", Elio Germano legge Gino Strada. Io mi riconosco in entrambi gli interventi, che sono in linea con le perplessità e le idee che io stesso ho espresso nel presente blog.

La mia personale opinione è che i reali motivi di questo conflitto bellico russo-ucraino vengano taciuti sia dai governanti russi che da quelli ucraini ed europei e americani. È molto verosimile che il Dombass sia così conteso perché ricco di metalli rari necessari all'alta tecnologia. Che tuttavia vi sia anche un conflitto etnico in corso, mi sembra che sia evidente. Per fare una guerra, occorre che essa sia negli interessi di chi la finanzia, ma anche dei poveri disgraziati che la combattono.

Il punto è che se non vi fossero gli interessi di chi la finanzia, gli interessi dei poveri disgraziati che la combattono potrebbero essere oggetto di una mediazione che porterebbe a un compromesso soddisfacente per tutti e, senza alcun dubbio, più umano che scannarsi a vicenda. Se però noi inviamo una spropositata quantità di armi e neghiamo che qualsiasi conflitto etnico sia presente in Ucraina, questo a mio avviso vuol dire che siamo parte belligerante. Ma noi chi? Io no dicerto, ma neanche molti altri poveracci come me. 

Quello che io dico è che vanificare l'ordine democratico - ovvero il potere condiviso - con l'astuzia, con l'inganno, e con il sotterfugio, sarà magari meno cruento che sovvertirlo con la violenza, ma è comunque un abuso, una sopraffazione, e conduce comunque, indirettamente, ad altre forme di crudeltà.

La mia valutazione della società italiana - ma questo sarà vero in altre forme, anche negli altri paesi europei e negli Stati Uniti d'America - è che la società italiana è una società clientelare. 

 Ora, per quanto questa è una circostanza che quasi mai viene spiegata a chiare lettere, lo Stato fascista è l'istituzionalizazione del clientelismo. A capire questa circostanza ci si può arrivare analizzando cosa era e come era organizzata la società italiana durante gli anni della dittatura fascista.

Il punto essenziale, nel presente momento storico in occidente, è che il clientelismo non è istituzionalizzato, per cui è possibile arrivare a una più equa distribuzione del potere e delle ricchezze, tramite la pacifica  "denuncia sociale", ovvero attraverso l'analisi condivisa dei meccanismi che regolano la distribuzione del potere. 

Alla base di tutto vi è una sproporzione così grande nella distribuzione delle ricchezze, che non è possibile che non produca inquità nella distribuzione del potere. Questa iniquità in una spirale perversa, va a sua volta ad amplificare la sproporzione nella distribuzione delle ricchezze.

Avere e potere sono due elementi fra loro intrecciati, e occorre che le masse dei meno abienti ne prendano coscienza.

Il problema è che per giungere a questo occorrerebbe più gente matura e meno gigioni. Il problema è che la maggioranza delle persone parla ed esprime opinioni esclusivamente per costruirsi un'immagine sociale. In parole povere si atteggiano e basta.

Tuttavia anche il fenomeno sociale di una scarsa autenticità diffusa nella nostra società, è un fenomeno culturale relato all'organizzazione sociale che viene prodotta, rivolta all'organizzazione della produzione e alla distribuzione dei beni di consumo. Io non credo che l'organizzazione della produzione, e la società che al servizio di questa viene strutturata, determini univocamente l'individuo, ma di certo privilegia alcune sue scelte a discapito di altre.

A me sembra che la situazione intorno a me sia piuttosto drammatica. La stessa dimensione dell'autenticità è stata assunta da coloro che si atteggiano, come fattore di cui farsi fregio. C'è una persona che io conosco, che è certamente tra i più atteggioni privi di spessore morale che io abbia mai conosciuto, che ha aperto un gruppo su WhatsApp, insieme ad altri fasulli come lui, e forse insieme anche a qualche sprovveduto, e l'hanno chiamato "Gente Vera".

Come emerge dalle analisi del gigantesco pensatore danese Soren Kierkegaard, vi è una dimensione estetica nell'operare umano, e una etica. Lui vi aggiunge anche quella morale, che insorge quando la persona che si muove sul piano etico si accorge della condizione disperata della propria scelta etica, e trova stabilità e fondamento nella fede. Al di là di questa dimensione morale, in cui io tuttavia mi ritrovo ad essere, è importante tuttavia che ciascuno di noi si rivolga autenticamente a perseguire valori etici, interrogandosi anche su questa autenticità, ovvero sul fatto di perseguire i propri valori etici in modo disgiunto da ogni interesse personale.

Il bene va amato per sé stesso, al di sopra dell'amore che si ha per sé stessi. Questo riassume appieno il cristianesimo nel suo comandamento più grande, di amare Dio al di sopra di tutto, e nell'altro, che direttamente da esso discende, di amare il prossimo come sé stessi.

Tra i video di questo convegno Pace Proibita, ho visionato anche interventi di persone che autentiche non mi sono apparse affatto, e mi sono sembrate invece alla caccia di successo, e pertanto tese ad occupare una nicchia ecologica non ancora intensamente sfruttata dalla concorrenza. Come dire che così va il mondo. L'antidoto è imparare a pensare con la propria testa. Non abbiamo bisogno di leaders, ma di pensare e decidere autonomamente, accettando sempre anche il confronto con gli altri.

                               Maurizio Proietti iopropars





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