L’analisi marxista ha messo in evidenza come l’ideologia sociale sia il risultato dei rapporti di produzione, che secondo il modello marxista costituiscono la struttura fondamentale di ogni qualsiasi società, di cui va a determinare gli altri aspetti della vita che vi si conduce, e dunque della stessa ideologia sociale, che viene ad essere il risultato dei rapporti economici.
A me è sembrato di poter osservare, che dopo il crollo dello Stato Sovietico, sia stata predicata un’ideologia neoliberista tesa a una ristrutturazione dei rapporti di produzione, e che pertanto la formazione dell'ideologia sociale, fermo restando il rapporto funzionale tra le due componenti, ha preceduto la ristrutturazione produttiva.
In realtà, una spinta nel senso che ho detto, già c’era in precedenza in Italia e nelle altre società occidentali, ma il crollo dello Stato Sovietico è stato portato a prova che la mancanza di competitività all’interno del mercato e delle relazioni lavorative, dovesse portare a una drastica riduzione della produttività.
Tra le linee ideologiche che sono state esposte per teorizzare gli aspetti motivazionali su cui organizzare la produzione, a me sembra di poterne individuare una più drastica, che si fonda su una semplicistica concezione della natura umana e sostiene che se non vi è competizione non vi sono stimoli alla vita produttiva, ed un'altra più orientata a stabilire una concezione di giustizia sociale, e che sostiene che quando l’impegno da parte di alcuni a produrre migliori risultati non viene premiato dalla società, una perdita di motivazione al miglioramento viene generata in questi che si impegnano, ovvero nei “meritevoli”.
Nel mio post precedente ho ammesso che in certe situazioni di lavoro che si potrebbero descrivere come modalità comunitarie, anche io ho fatto l'esperienza di trovarmi che fare con persone che si servivano degli altri, che ne sfruttavano il lavoro trascurando di fare la propria parte. Ho detto anche, tuttavia, che la competizione non è il solo aspetto motivazionale per gli esseri umani, e che anzi, gli ingegni migliori sono motivati da altri interessi nel produrre la loro opera, che non siano quello di dimostrare di essere migliori di altri. Poi ho aggiunto che le differenze di reddito, anche all’interno della società italiana, sono così elevate, da fare dubitare che i redditi più alti siano giustificati dal maggiore impegno di coloro che ne beneficiano, o anche solo da un loro maggiore contributo a formare la ricchezza nazionale.
Voglio però sottolineare, che il punto fondamentale della mia critica all’ideologia meritocratica, non riguarda quanto questa sia atta a produrre effettiva giustizia nei rapporti di produzione, quanto il tipo di etica sociale che viene favorita da una produzione organizzata secondo i criteri di tale ideologia. Osservo che produce una spinta a sviluppare le relazioni interpersonali, secondo modalità che sacrificano il pieno sviluppo della persona umana, e indeboliscono anche, invece di rafforzarla, l’efficienza organizzativa, perché gli individui sono meno capaci di cooperare.
Io penso che le scelte etiche degli individui siano in una certa misura indipendenti dalle pressioni sociali, ma che siano anche influenzate da queste. Dico pertanto che ad essere penalizzate nella società italiana, che sempre di più si va strutturando in senso mercantilistico in ogni suo settore, sono proprio le persone più motivate a mettere sullo stesso piano il proprio benessere individuale e quello collettivo. Sono penalizzati coloro che trovano in questa scelta etica la loro motivazione, e solo per questo motivo riescono a resistere a una spinta sociale verso un individualismo cieco ed eccessivo.
Maurizio Proietti iopropars
Riporto di seguito la poesia dal dipinto:
Vuoto d'amore
Stare in compagnia per nascondere
Il disagio di essere soli,
Sento che questo fanno
Coloro che mi circondano,
Soli perché rifiutano d'amare
Ma vogliono nasconderlo.
Maurizio Proietti iopropars
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