domenica 9 ottobre 2022

No room for peace

 


                        


No room for peace

Questo è il mio ultimo dipinto digitale. È la mia reazione alla notizia che l'Europarlamento ha bocciato quello che a me sembra un ragionevole emendamento a "la risoluzione con la quale si conferma l’impegno a rafforzare le forniture di armi all’Ucraina" (Risoluzione del 6 ottobre 2022). Il testo dell'emendamento diceva “Si invita l’Ue e gli Stati membri a vagliare tutte le potenziali vie per la pace e a proseguire gli sforzi per porre immediatamente fine alla guerra”.

https://www.ilfattoquotidiano.it/2022/10/06/europarlamento-emendamento-per-la-via-diplomatica-alla-pace-in-ucraina-fdi-forza-italia-renziani-e-parte-del-pd-votano-contro/6830813/

Il mio sospetto è che vi siano interessi europei in questa guerra, che i rappresentanti eletti tengono nascosti ai propri elettori. In questo caso la sovranità non apparterrebbe più al popolo, come invece vorrebbe la Costituzione Italiana.


Qualche considerazione sull'opera d'arte


Io considero questo mio dipinto digitale come un'opera d'arte multimediale. Lo considero un'opera d'arte anche se sembra che io sia l'unico, o quasi, ad apprezzarlo. Ma, io dico, almeno qualcuno che lo apprezza ci sta. 

D'altra parte io lo considero un'opera d'arte per l'intensità con cui risponde ai miei intenti espressivi. 

Chiarisco che quando parlo di "opera d'arte", non uso questa espressione con valore enfatico, ovvero non intendo con l'espressione esaltare il valore del dipinto. Parlo di "opera d'arte" esclusivamente in termini descrittivi, classificatori, indicando la categoria di oggetti a cui nella mia valutazione appartiene.

Io dunque sono arrivato a stabilire del mio dipinto che è un'opera d'arte e rimane tale indipendentemente dal fatto che altri lo capiscano. Questa mia conclusione ha come implicazione che la categoria delle opere d'arte debba avere un carattere di oggettività. In questo modo io vengo ad assumere che un'opera sia un'opera d'arte indipendentemente dalla formulazione del giudizio da parte dell'intelletto giudicante, al pari di come lo è la verità, che deve essere dall'intelletto riconosciuta come verità, e che tale rimane anche se il riconoscimento non avviene.

Io dico che l'intelletto umano non crea la verità, ma semplicemente la riconosce come tale. Io tuttavia non affermo, con Platone, che la verità esiste al di fuori dell'intelletto giudicante. Ammetto con Kant che la verità esiste solo nell'intelletto giudicante e cioè, come Kant ha affermato, che l'io penso deve poter precedere ogni mio giudizio o, come lui sintetizzava il concetto, che l'io penso è l'atto originario dell'appercezione trascendentale. Se questo è vero, dobbiamo ammettere con Eraclito che l'intelletto umano opera secondo le proprie leggi, che lui chiamava Logos.

Per chiarire senza ombra di dubbio, tuttavia, la mia posizione anti-idealista, specifico che è cosa ben diversa affermare che la verità esiste come verità esclusivamente nell'intelletto giudicante, dal dire che sia la realtà ad esistere esclusivamente nell'intelletto giudicante. E questo è vero, sebbene, come Kant pone in luce, altro modo di conoscere la realtà, non abbia l'intelletto, che nelle forme che le sono proprie, ovvero secondo le proprie leggi. 

Riconosciamo dunque la verità come tale, se ci atteniamo alle leggi che ci governano. Altrimenti, se noi forziamo il nostro intelletto al di fuori delle proprie leggi, la verità continuerà ad esistere come possibilità per la nostra mente.

In tal modo io, affermando che questa mia creazione è un'opera d'arte anche se non viene apprezzata, affermo che è tale da poter essere riconosciuta anche dagli altri come opera d'arte.

In pratica io affermo che anche il nostro senso estetico obbedisce a determinate leggi. Così che se l'arte varia in funzione dell'epoche storiche e delle differenti culture dei popoli presso i quali viene prodotta, cionnonostante possiamo sempre arrivare a distinguere tra le opere, un'opera d'arte come opera d'arte. In tal modo con differenti culture possiamo dialogare, e le differenti epoche storiche noi le possiamo comprendere.

Io ho usato come criterio di riconoscimento "l'intensità con cui risponde ai miei intenti espressivi". "Esprimere" ha un'accezione diversa dal semplice "dire", e può significare "comunicare le proprie emozioni". Io riconosco nel mio dipinto digitale un'opera d'arte perché ritengo che veicoli efficacemente al mio contesto sociale le mie emozioni. Possono non piacere le mie emozioni a coloro che potrebbero pensare che sono suscitate da un fraintendimento della situazione. Ma sono comunque - questa è la mia valutazione - efficacemente espresse.

Maurizio Proietti iopropars

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