The source dipinto digitale di Maurizio Proietti iopropars
La sorgenteChiaro mi appare che senza verità Nemmeno possa esservi giustizia, Come anche mi appare manifesto Che solo la giustizia Che dalla verità procede Possa fondar la pace, Così che dunque debba L'amore regnare tra quanti Accettano di vivere secondo Verità e giustizia. E per questo anche mi è chiaro Che dalla verità viene l'amore, Perché dall'amore è dove La stessa verità proviene. Maurizio Proietti iopropars
Il medioevo digitaleA Ponzio Pilato che gli chiede "Sei tu dunque re?", il Cristo risponde che è per testimoniare la Verità che lui è venuto al mondo. Pilato replica "Cosa è verità?". Pilato che accetta di condannare a morte un innocente sapendolo innocente, sacrificando la giustizia all'opportunità politica, risponde appunto chiedendo cosa sia la verità, sottintendendo che alla sua domanda non vi sia risposta. Gli antichi romani che iniziarono a combattere le loro guerre in nome del diritto, divennero amministratori del diritto, e si facevano pagare un tributo per portare la loro pace, la pace romana fondata sul diritto. Divennero dunque amministratori mercenari di giustizia, e furono più interessati al dominio sopra i territori che occupavano, e da cui ricevevano i tributi, che all'esercizio del diritto. Da questo io dico, risale il motivo della loro decadenza. In Ponzio Pilato si verifica quanto il Cristo aveva affermato nel corso della sua predicazione: "Chi è mercenario e chi non è pastore, fugge quando vede arrivare il lupo. Il buon pastore dà la sua vita per le proprie pecore. Io sono il Buon Pastore". È in questo modo che a Pilato che gli chiede se è egli re, lui risponde "Io testimonio la verità, per questo sono venuto al mondo". Egli si dichiara in questo modo Re di Giustizia e Re di Pace. Lui la cui condanna a morte avevano voluto i Farisei che lui aveva denunciato per aver piegato l'amministrazione della Legge Mosaica al proprio tornaconto personale. Io sostengo che poi, successivamente, anche il cristianesimo è stato asservito alla politica. Io da ragazzo avevo lasciato la mia fede, perché da una parte vedevo un Cristo che diceva "Rinfodera la spada Pietro. Il mio Regno non è di questo mondo", e dall'altra vedevo quello che veniva considerato successore di Pietro, che dichiarava guerra agli infedeli indicendo le Crociate. Poi più tardi, quando già ero ritornato alla mia fede per mezzo della lettura diretta dei Vangeli, Papa Giovanni Paolo II chiese perdono a Dio per gli errori commessi nel passato. Ciò che non mi convise è che lui non elencò gli errori, così che io pensai che non si può chiedere perdono per i propri errori senza correggerli. Infatti, Bernardo da Chiaravalle, teorico delle Crociate ed egli stesso banditore della seconda Crociata, viene non solo ancora venerato come santo, ma è considerato ancora Dottore della Chiesa. Ora lui ha elaborato il simbolo cosiddetto delle "due spade", la spada spirituale della Chiesa, e la spada temporale che è esercitata dall'autorità politica, ma che deve essere sottoposta a quella spirituale. Ma io sostengo che tra di esse, a separarle, vi è il Cristo Gesù che ha detto "Date a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio", e anche "Il mio regno non è di questo mondo". D'altra parte, questi "difensori dell'ortodossia cristiana", perché non si opponevano a gran voce al fatto che gli eretici fossero uccisi o addirittura bruciati vivi? Perché non si stracciavano le vesti dicendo che in questo non vi è nulla di cristiano? E sono venerati come santi. Io ero e sono rimasto convinto che non c'è nulla di più anticristiano che infliggere supplizi e morte in nome del cristianesimo, nella pratica come nella teoria. Non c'è niente più eretico di questo da un punto di vista cristiano. Come si può parlare di "Dottori della Chiesa" che consideravano eretico il non riconoscere il potere temporale dei Papi? È per questo, per non tradire la mia fede, che non mi sottometto ad alcuna autorità religiosa, perché della mia fede mi sento responsabile personalmente di fronte a Dio, a cui non potrò raccontare che questo e quello ho fatto sapendo di sbagliare, per dare retta ai personaggi ufficialmente accreditati. Questo dico, che i cristiani non dovrebbero avere bisogno di sottomettersi ad alcuna autorità religiosa ma solo a Dio, perché proprio per mezzo della sottomissione a Dio, viene loro la coesione che si fonda sul riconoscimento delle stesse verità di fede. Così sta scritto infatti, che nessuno può riconoscere il Cristo Gesù come Signore, se non ad opera dello Spirito Santo. Il cristiano dovrebbe essere colui che riconosce le verità di fede, perché accetta la testimonianza dello Spirito Santo, e non quella di un'autorità religiosa che è stata eletta a maggioranza o a furor di popolo. Se ammettessi che anche il fatto di credere nel Papa venga al cristiano dalla testimonianza dello Spirito Santo, dovrei poi ammettere che solo di questo lo Spirito Santo rende al cristiano testimonianza, se è vero ciò che implica il credere nel Papa, ovvero che il cristiano debba ricevere dalla Chiesa le "altre" verità di fede. Però il Cristo nostro Maestro ci ha ammonito che lui solo è il nostro Maestro e noi tutti fratelli. Io respingo senza dubbio il fatto che avendo creduto in Gesù, dovrei passare dal credere in Gesù al credere nel Papa. O anche smettere di adorare l'Onnipotente per adorare la Vergine Maria, sua creatura. O adorarla in eugual modo, o comunque accostarla all'Altissimo. Chi metterò nella mia fede insieme al mio Creatore, se non Dio stesso? Preferisco essere isolato e guardato con commiserazione mista a diffidenza, da cattolici e protestanti in egual misura, perché nella mia esperienza, pare che ormai per i protestanti, la cosa davvero più importante, sia che uno ripeta il battesimo e lo faccia "secondo il giusto rituale", che una cosa più farisaica di questa mi riesce difficile immaginarla. Mi viene da pensare che forse il battesimo funziona a questo punto, piuttosto come una tessera di partito. Tuttavia, se nemmeno per le congregazioni protestanti a cui mi sono rivolto, io mi dovrei poter considerare cristiano ma, più correttamente, uno che vorrebbe avvicinarsi al cristianesimo, a me invece viene di pensare che io dopotutto, in realtà sono un "riformato", se solo mi soffermo sul fatto che a me non sembra bene credere che per ottenere una grazia si debba andare a Lourdes, perché il Cristo ribadisce con forza che il miracolo viene unicamente dalla fede (cfr. Luca 7: 1-10. "...non son degno...ma comanda anche con una sola parola..."). Non vi era alla base della riforma il primato della fede? Ma poi non è sopravvisuta la riforma appoggiandosi alla politica? È Dio che fa il miracolo. Nel suo amore dobbiamo credere senza dubitare. Io è questo che nel Vangelo leggo. In questo ritrovo l'essenza più profonda del cristianesimo. Questa è la Buona Notizia: Dio ci ama. Che si creda che Dio ci ama, non può essere imposto con la spada, o comunque con la politica. Non si può convincere nessuno dell'amore di Dio, torturando ed uccidendo chi non vi ripone fede. E allora, ripeto, perché volendo correggere alcuni errori dottrinali, quei teologi che si sono trovati coinvolti in quelle situazioni in cui proprio questo si faceva, non hanno prima cercato di correggere questo travisamento fondamentale? Però a me è stato pure risposto che le mie erano elucubrazioni di un pazzo che niente avevano a che fare con la fede. Mi hanno detto che non potevo cancellare con un colpo di spugna secoli di storia, e io ho preferito allora lasciare la mia fede, per incamminarmi alla ricerca della verità. Questo tuttavia ha affermato quello che io considero un mio amico del passato, di quelli che ho conosciuto solo tramite i loro scritti ma che però ho amato, Friedrich Nietzsche, "La mia verità è terrificante, perché viene dopo secoli di menzogne". Eppure forse lui, profondo filologo, cosa fosse il cristianesimo, non ha potuto capirlo. Però io dico, "sia pace all'anima sua". Così sta pure scritto "Come crederanno se non c'è nessuno che predichi? Come sono belli i piedi di coloro che annunciano la pace!". Non si può accettare che la virtù sia piegata ad interessi che le sono estranei. Questo fanno i commedianti di cui parla Nietzsche. Donde il suo monito "Solo te stesso segui". Da cui, "Quando tutti mi avrete abbandonato, sarò di nuovo tra voi". Poi uno riguardo a Gesù potrebbe dire, "Va be' di cose quello ne diceva tante... Non è che puoi dare retta a tutto quello che diceva... Serve pure un po' di senso pratico per mandare avanti la baracca.". Come non lo potrebbe dire? Almeno sarebbe coerente con quello che fa. Ma non mi venga a dire che io non mi posso considerare cristiano. Chi afferma questo sia giudicato da Dio. Certamente poi, che io credo anche nella Chiesa. Io credo nella Chiesa dei veri credenti, divisi nelle varie confessioni. Ma chi è che divide i credenti? Io esorto dunque tutti i credenti, non ad abbandonare le loro confessioni, ma essere ecumenici. Io che di ecumenismo, al di là delle belle parole con cui adornarsi, ne ho incontrato tanto poco, da riempirmi di amarezza. Io affermo che è proprio dal protendersi dell'animo dei cristiani verso l'ecumenismo, dal loro protendersi verso il confronto, pur restando saldi nella fede, che giunge la comprensione della giusta dottrina. Infatti questo è ciò che dice il Maestro, "Da questo conosceranno tutti che siete miei discepoli, se avete amore gli uni per gli altri" (Giovanni cap. 13 verso 35). Poi chi viene da lunghi, interminabili studi, potrebbe dichiarare con fondata certezza, che il cristianesimo è tutt'altra cosa, molto più complicata di questo. Così sta scritto infatti, "Dove è il sapiente? Dove è il dotto? Dove mai il sottile ragionatore di questo mondo?" (Prima lettera ai Corinzi cap. 1) Ciò su cui ritorno, dopo aver illustrato come penso che il cristianesimo sia stato asservito alla politica, è che colui che diceva che il suo Regno non era di questo mondo, è stato condannato a morte tramite un supplizio, per motivi politici. Questa circostanza mostra chiaramente come l'autorità politica ingiustamente detenuta tramite la menzogna e l'ipocrisia, sia destinata ad entrare in conflitto con la crescita personale degli individui. Questo succede perché la crescita personale di ciascuno necessita di restare nella verità. Ma poi anche nella giustizia, proprio perché la crescita personale autentica, è crescita nelle relazioni umane. Lo sviluppo umano è miglioramento nel modo di stare in relazione con gli altri. La crescita personale è crescita del nostro modo di relazionarci agli altri. Il fatto che chi si propone di migliorare sé stesso, entri in conflitto con la società in cui vive, è a mio avviso e nella mia esperienza, vero anche nella società attuale italiana ed europea, e in generale occidentale; anche se non dico che gli altri, i non occidentali, siano "i buoni". Dico che è vera in tutto il mondo, ed è vera anche qui da noi, nel preteso giardino dei diritti, che è però di cartapesta. Io dico che da un abnorme divario nella distribuzione delle ricchezze, nelle società occidentali viene una pressione sugli individui verso l'alienazione da sé stessi, fino a far perdere il senso di vivere in una comunità civile. Da una parte si prospetta una mobilità di classe che metterebbe tutti sullo stesso piano, e dall'altra vi è un'istigazione da parte del contesto organizzativo, verso una competizione eccessivamente sfrenata, e in realtà funzionale principalmente al mantenimento di un altrettanto eccessivo divario nella distribuzione del reddito. Riguardo alla pressione verso la competizione eccessiva, si pensi ad esempio al fatto che si tengono persino le "Olimpiadi internazionali di Filosofia", a cui recentemente mi sembra che che sia stato cambiato il nome in "Campionati di Filosofia", che sono patrocinati dall'UNESCO. Così che per promuovere la filosofia, si stravolge la sua essenza, poiché la filosofia è un aspetto della cultura umana, in cui ogni forma di competizione dovrebbe essere assente, perché appunto, Socraticamente, dovrebbe basarsi sul dialogo e sul confronto. Dovrebbe essere un contesto in cui non ci sono né vincitori né vinti, ma un procedere insieme verso la sapienza. Mi trovo a pensare per questa situazione, che la cultura filosofica deve essere caduta nelle mani dei sofisti, che educano le masse all'ignoranza. Dopotutto i sofisti nell'antica Grecia, erano coloro che asservivano la sapienza alla politica, trasformando questa in demagogia. Io affermo con forza che non deve avere nessuna importanza tra filosofi, sapere chi di loro sia il migliore, ma solo che la verità sia disvelata. Questo è vero amore per la sapienza. E vi saranno ceste ricolme di filosofi accreditati come tali perché gli uni con altri si tributano riconoscimenti e meriti, pronti a dichiarare che io non posso essere considerato un filosofo, io che non cerco di avere credito, ma dialogo con chi è ugualmente interessato come me, al miglioramento di sé stesso, e cerca dunque ausilio nella riflessione. Chi è più avanti può certamente aiutare chi è più indietro, ma colui che autenticamente cerca la sapienza, saprà certamente riconoscere il buon consiglio, senza che sia da altri accreditata la sua fonte. Io questo affermo, che non è solo una verità cristiana, ma che appartiene alla natura umana, che a fondamento della sapienza vi sia la disposizione al confronto. Ma si pensi, riguardo all'ideologia della competizione allo spasimo, anche al concetto di Stato Azienda, che di tutti gli aspetti della vita sociale, riconosce solo quello produttivo. Lo Stato non può essere un'azienda, ma un insieme di strutture organizzative e di regole di convivenza che una collettività solidale si dà, allo scopo di gestire la vita sociale degli individui che appartengono a questa collettività; ma sarebbe meglio dire "che a questa collettività partecipano". In questo senso era stata formulata la Costituzione Italiana, in cui si dice che la sovranità appartiene al popolo che la esercita nelle forme e nei limiti della costituzione.
Io dico che però in realtà lo Stato è effettivamente un'azienda, nel senso che c'è un divario così elevato nella distribuzione della ricchezza, da vanificare che una qualsiasi forma di organizzazione sociale riesca a garantire l'effettivo esercizio della democrazia, e fa sì invece che il potere sia in realtà detenuto da quella ristretta minoranza che detiene la grande maggioranza della ricchezza globale. Ora perché la Costituzione Italiana potesse essere promulgata, è stata combattuta una guerra di liberazione, e io non penso che perché una maggiore giustizia sociale possa essere ottenuta, si debba combattere una nuova guerra di liberazione; cioè che occorra, in altri termini, un'insurrezione armata contro lo Stato. Penso che invece sia proprio tramite l'analisi e la diffusione delle verità sociali, che le classi più svantaggiate possano raggiungere, non tanto il riconoscimento, ma l'attuazione dei propri diritti. Io dico che viviamo in un'epoca storica in cui i diritti sono riconosciuti ma non attuati, e che per questo la più efficace arma politica di liberazione consiste appunto nella verità. Proprio riguardo al fatto che vi sia effettiva libertà di espressione in Italia e in Europa tuttavia, io nutro grandi perplessità. Lo stesso divario nella distribuzione della ricchezza, pone limiti all'esercizio della libertà di espressione. C'è da capire fino a che punto arrivano questi limiti, ma a me sembra che con il passare degli anni questi limiti si sono andati accrescendo, e che le possibilità effettive di espressione siano sempre più ristrette. La libertà di parola e di espressione è certamente riconosciuta, ma sempre di più mi sembra diminuire la possibiltà di poterla effettivamente esercitare. Mi sembra che il fatto che in altri paesi vi sia una censura anche violenta del dissenso che da noi non sembra esservi, sia più legato al fatto che per esercitare un controllo sull'informazione, in questi paesi, coloro che detengono il potere politico, abbiano a disposizione meno mezzi economici che permettano loro di gestire organizzativamente l'informazione. A me sembra che invece qui da noi, la ricchezza sproporzionata dei più ricchi, renda possibile a chi detiene il potere economico in tale misura, oltre alla gestione di fatto del potere politico, anche di controllare organizzativamente l'informazione, senza nemmeno il bisogno di esercitare forme di censura. Non c'è bisogno di censurare chi potrebbe dire cose scomode, perché per come l'informazione è organizzata, molto difficilmente questi trova possibilità di rivolgersi a un auditorio. La disinformazione è poi sostenuta da una pressione verso un mascherato degrado culturale. A me personalmente capita di incontrare giovani sempre più poveri di strumenti critici, che si affidano ai giudizi dei cosiddetti "esperti", più che altro con il desiderio di non fare brutta figura. Mi sembra di assistere a un generale decadimento del pensiero razionale. Cosa sia verità, questi davvero non lo sanno. Tipo: D.- Ma non sei capace di capire se un ragionamento fila? R.- Sì, ma bisogna vedere un esperto che ne pensa. "Ipse dixit", dove gli "Ipse" si sono moltiplicati e hanno proliferato alquanto, per adeguarsi forse all'incremento demografico. Ce n'è per tutti i gusti: mirtillo, fragola, banana, pistacchio, crema, cioccolato... Purché, per favore, si eviti di pensare con la propria testa; come una volta sugli autobus recitava il cartello, "Vietato sputare". Il problema è anche che in occidente, il divario nella distribuzione della ricchezza è tale, che mi sembra poco ragionevole pensare che questo divario sia causato dal fatto che i più ricchi contribuiscono in proporzione altrettanto grande alla produzione della ricchezza globale. La mia sensazione è di vivere in una specie di feudalesimo finanziario piuttosto che in una democrazia. Un feudalesimo basato, ancora una volta, sulla menzogna e sull'ipocrisia. Dal potere dello Stato Italiano, vorrei tanto potermi liberare; da questa situazione in cui non conto niente, e sono annullato come persona umana. Da questa sedicente democrazia che ti include, ma a cui è così difficile poter partecipare, in cui sì potrei votare, ma non, trovare chi mi rappresenti. Maurizio Proietti iopropars
Il mio esistenzialismoIo prospetto una teoria della conoscenza legata all'etica, e da cui scaturisce una politica. Per approfondire il concetto di teoria della conoscenza legata all'etica, porto l'esempio che segue: Si può continuare la ricerca medica abbandonando la concezione etica che è stata associata allo sviluppo della scienza medica? La mia risposta è no, perché in questo modo si viene a perdere la cognizione dell'oggetto della propria ricerca scientifica. Nella mia concezione, la bioetica è sinergica alla ricerca scientifica. Riguardo alla politica, credo che se il Cristo dice "Il mio Regno non è di questo mondo", questo non significa che il cristiano non debba occuparsi di politica, ma che non debba imporre il cristianesimo per mezzo della politica. Io sono dunque per una società laica, ovvero aconfessionale, in cui la vita collettiva si organizza attraverso il confronto. Il cristiano, anziché imporre la propria fede, deve piuttosto dare esempio di integrità, anche nella vita politica. Maurizio Proietti iopropars |
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