mercoledì 16 marzo 2022

Ascolto e ricerca di sé 14/03/2022

 Ascolto e ricerca di sé



Alla condizione umana

È qualcosa che sembra appartenere

Il fatto che per essere sé stesso

Uno sé stesso debba ricercare

E poi talvolta anche lottare per aversi,

Per evitare di essere

Qualcosa in cui sé stesso

Egli non riconosce.

Difficile almeno

Io ho trovato essere autenticamente me stesso,

Pur non ritenendo che io con gli altri fossi falso.

Penso che difficile 

Sia più che altro darsi ascolto,

E che solo nell’ascolto

Di noi stessi noi possiamo ritrovarci.

E pure 

Mi sembra che viviamo,

O almeno io stesso 

Mi sia trovato a vivere,

In un contesto sociale 

Che da me stesso

Ad allontanarmi mi spingeva,

E che per questo io per ritrovarmi 

Lottare abbia dovuto

Anche con le pressioni esterne,

Fatte di giudizi, doveri, e aspettative. 

E poi anche questo,

Sento ed ho sentito

Che oltre ad ascoltarmi,

Io su me stesso debba e abbia dovuto 

Esercitare padronanza,

Vincere

Su alcune mie reazioni in cui

Io non mi riconoscevo,

O per meglio dire 

Che io non accettavo 

Come il modo giusto di reagire

In certe situazioni.

Spontanea

Così dovrebbe essere

La nostra autentica natura,

Eppure ritrovarla

Esige una ricerca,

E per lasciare che si manifesti,

Su noi stessi, 

Così proprio mi sembra, noi dobbiamo 

Esercitare padronanza. 


              Maurizio Proietti iopropars


Sentirsi buoni è davvero un diritto per tutti (in occasione dell'otto marzo) 08/03/2022

  

She-bronze's shiver
dipinto digitale
di Maurizio Proietti iopropars



Sentirsi buoni è davvero un diritto per tutti



Che bello,

come sono contento,

Oggi è 

l’otto marzo,

E bisogna festeggiare.

Perché quando ci sono le feste

Questo bisogna fare.


San Valentino è la festa dei cioccolatini,

Mentre Pasqua quella delle colombe.

Natale è quella del panettone.

Poi c’è la festa della mamma,

Quella del papà 

E quella della zia.

L’otto marzo è la festa delle mimose,

E stiamo attenti a non dimenticare nessuno.

Non bisogna lasciarsi sfuggire le occasioni

Per aumentare la produzione,

E per sentirsi buoni con le persone.

Però bisogna ricordare

Che quando l’ingranaggio della produzione 

Schiaccia qualcuno

Non si può dare la colpa a nessuno.

Chi viene schiacciato, sapete? 

È senz’altro un disadattato, 

Uno che pretende di avere

Cose diverse da quelle,

Compra vendi e produci,

Che che generosamente offre il sistema.

E mai la brutta sorte dei disadattati 

Potrà essere attribuita

Alla cieca indifferenza verso coloro 

Che cercano un senso che non può essere trovato

Sui banchi del mercato.

Corre la vita in fretta

E mai ci si può attardare a pensare,

Tutti si deve correre

E correre da forsennati.

Così chi si ferma è perduto,

Come diceva una volta

Uno di cui non ci si sarebbe dovuti fidare.

E anche se adesso quel motto

Non lo usa più nessuno

A causa del fatto che quel tipo

Ha fatto una brutta fine,

È proprio quel motto 

Il motto che silenziosamente governa

La pratica quotidiana.

Guai a chi si ferma a pensare,

E a riflettere sulla propria identità,

Cercando soppesare la propria condizione,

E di capire cosa stia facendo.

Certamente non si può ammettere qualcuno

Che si domandi se ciò che andiamo costruendo

Risponda ai nostri bisogni,

Perché agli avidi interessi di una minoranza di persone

Senza alcun dubbio risponde,

E dunque va portato avanti con solerzia e determinazione.

È così che solo si capisce

Che bisogna aumentare la produzione,

Perché è con un aumento generale

Della ricchezza che si risolvono i problemi sociali.


Questi che ho elencato sono i motivi

Per cui io oggi sono così contento

Di festeggiare la donna,

L’essere donna in generale,

E nel particolare tutte le donne.

Ma proprio perché anche la donna

È sempre più competitiva sul mercato.

E fatta eccezione di alcune povere disgraziate,

La donna può aspirare

A ruoli di sempre maggiore potere,

E se la condivisione del potere non è del tutto consolidata

Un’evoluzione c’è senz’altro stata

Da quando si pensava

Che la partecipazione alla responsabilità delle donne

Avrebbe prodotto una società più umana.

Passi in avanti ci sono stati

Da quando le donne lottavano fianco a fianco di uomini 

Che in una società più umana credevano e speravano.


Per questo sono tanto contento

Negli anni più recenti di festeggiare

La festa delle mimose, perché le donne

Anche nelle società maschiliste più retrive

Nella loro femminilità sono sempre state vezzeggiate,

Salvo poi ad essere fatte vivere segregate,

O trattate come animali da soma.

E tuttavia in qualcosa di ben diverso da questo

Al giorno d’oggi mi pare che si stiano trasformando,

Le donne della società postindustriale.

Qualcosa che è tale che reputo debba essere un bene

Per me se con uno come me non vi sono,

Come non vi sono mai state,

Molte probabilità che certe donne 

Incrocino le loro strade.

Io che in fin dei conti mi rallegro

Di essere tra gli esclusi e gli emarginati

Perché questo potrebbe voler dire

Che ancora appartengo alla specie umana.

Io che ancora ricordo

Quando le mie compagne di scuola,

Che erano anche coloro

Con cui condividevo la speranza e la lotta,

Rifiutavano gli auguri per l’otto marzo,

Poiché sostenevano

Che era una ricorrenza di lotta

Perché si ricordava

La morte in un incidente sul lavoro

Di molte donne avvenuta l’otto marzo

Del 1908.

E loro dicevano che per tanto

Gli auguri non erano la cosa più indicata,

E a me il loro discorso appariva piuttosto sensato.

Così che in questa splendida società attuale,

Mi sembra fantastico festeggiare,

E giusto essere allegri,

Ora che l’otto marzo

È stato assorbito dalla società della produzione frenetica

E insensata. Oggi

Che sembra sempre più difficile impedire

Ai prepotenti e agli ipocriti di fare da padroni,

Ma anche alle donne con loro naturalmente,

In cui le donne non sono da meno.

Sulla strada della parità di genere,

Allora alziamo i calici e brindiamo,

Tranquilli e senza timore

Di essere caustici nella nostra ironia.

È così bello sentirsi buoni!

E viviamo in una società che allo scopo

Fa sua ogni occasione.

Ma credo sia questo il motivo per cui

Io non sarò mai come non sono mai stato,

Per quanto a volte perfino sia stato lodato, 

Un individuo popolare.

Ed aggiungo come disse un certo personaggio,

Non troppo lodevole a dire il vero,

Di un’opera teatrale,

Aggiungo che essendo questa la situazione sono contento

Che il mio ruolo sia quello che è sempre stato,

Quello di essere il tredicesimo a tavola.

Mi fa piacere di essere il malato di peste tra quelli

Che si erano ritirati dal mondo

Per evitare l’epidemia.

Ma è soltanto il buonismo e non le persone,

Sapete?

Ad essere bersaglio della mia ironia.


                                         Maurizio Proietti iopropars





                           Il tredicesimo a tavola


Possiamo dire che il perbenismo benpensante sia l’insieme dei valori etici che le classi dominanti, nelle società industriali e postindustriali, cercano di imporre all’intera società al fine di una pacificazione sociale che garantisca la stabilità del loro dominio.

Alla fine degli anni ‘60 c’è stata una crisi di valori nelle società occidentali. La rivendicazione di certi diritti da parte delle donne poneva in crisi la stessa borghesia che, almeno potenzialmente, si trovava la lotta di classe ad entrare nelle proprie stesse case. Fenomeno simile, questo, a quello che aveva prodotto la scolarizzazione di massa, che pure poneva l’antagonismo di classe come conflitto generazionale.

A questi fenomeni il capitale ha reagito con una ricomposizione di classe (oltre che con una dura repressione contro i movimenti antagonisti, operata con la scusa di combattere il terrorismo). La ricomposizione di classe ha portato a un cambiamento di valori dello stesso perbenismo, che è diventato per certi versi pacifista e femminista, e anche laico in una certa misura, accantonando i valori del cristianesimo di cui si era precedentemente servito.


L’opera a cui mi riferisco nella poesia sopra riportata, è “L’anatra selvatica” di Ibsen. Io sono forse sempre stato il tredicesimo a tavola per circostanze opposte a quelle che portano il protagonista di quest’opera a ritrovarsi tale. Mi sono sempre opposto al perbenismo, anche all’interno dello stesso movimento di cui facevo parte.


             Maurizio Proietti iopropars


martedì 15 marzo 2022

Censura e perbenismo pacifista nei sistemi pseudodemocratici liberisti

 Censura e perbenismo pacifista nei sistemi pseudo democratici liberisti.

(l’opinione di un anarchico)

27 febbraio - 5 marzo 2022


Vado direttamente a spiegare a quale censura si riferisce il titolo del presente articolo, e da parte di chi; offrendo anche al lettore alcuni links. 

Si riferisce al discorso di Ursula von der Leyen, presidente della Commissione Europea, in cui annuncia l'intenzione di censurare i media russi Russia Today e Sputnik.


https://www.youtube.com/watch?v=Ohm0raitPoo 


Il lettore può ovviamente raggiungere il video su youtube, cliccando con il mouse sul link in azzurro. Raggiunto il video, è possibile attivare i sottotitoli in lingua inglese, cliccando sul logo recante la sigla “cc”, posto nella parte destra in basso dello stesso. 

In questo frammento di discorso di poco meno di trenta secondi, questa balda rappresentante dell'oligarchia dominante che nasconde dietro al diritto di voto il proprio potere indebitamente esercitato, afferma che con la loro messa al bando, questi media e le loro sussidiarie non potranno più spargere le loro menzogne, seminando divisione in Europa. 


Il video risulta pubblicato il 27 febbraio 2022. Di seguito riporto il link al sito del Consiglio dell’UE<Comunicato stampa<2 marzo 2022<12:40 in cui si annuncia lo stesso provvedimento. 


https://www.consilium.europa.eu/it/press/press-releases/2022/03/02/eu-imposes-sanctions-on-state-owned-outlets-rt-russia-today-and-sputnik-s-broadcasting-in-the-eu/


Non so fino a che punto, quanti di coloro che mi leggono siano ancora abbastanza capaci di produrre pensiero critico, così da afferrare la gravità delle implicazioni di un’affermazione come questa. I cittadini europei sono sì liberi di votare, ma non vengono ritenuti in grado, dai propri governanti, di distinguere da sé stessi il vero dal falso, e di formarsi in tal modo le proprie opinioni, sulla base delle quali decidere se sostenere o meno un dato governo. 

Io semplicemente affermo, senza timore di sbagliare, che coloro che governano non possono decidere a quali informazioni debbano accedere i propri elettori al fine di formarsi le proprie opinioni, per quanto debbano poter esercitare sempre il diritto di replica. 

A me sembra che con queste affermazioni del presidente della Commissione Europea, l'oligarchia dominante abbia perso ogni ritegno, perché il successo delle modalità di manipolazione delle masse, da loro messe in atto, è stato tale da permettere loro di allentare l'accuratezza  nel tenerle coperte. Ora l'assenza di reazioni politiche al discorso di questa statista, dimostra che tutto sommato la sicurezza di sé con la quale ha parlato è giustificata. Le uniche reazioni sono quelle di alcune testate giornalistiche.

Mi sembra poi che si vada anche oltre, perché ciò che dichiara di ricercare il personaggio politico in questione, è l’unanimità del consenso, attraverso cui, aggiungo, i governanti possono giustificare, e dunque garantirsi, i più ampi margini di manovra.

Uno dei pochi quotidiani da me trovati in rete a commentare la gravità di questo avvenimento è L’Indipendente: 


https://www.lindipendente.online/2022/03/03/leuropa-avvia-la-censura-di-guerra-al-bando-i-media-russi-rt-e-sputnik/ 


L’autore del (tutto sommato breve, vorrei sottolineare) articolo di cui al link, conclude dicendo che “ In democrazia le informazioni false vengono smentite con l’argomentazione e con i dati, non con la censura”. Tale affermazione mi trova completamente d’accordo.


A questo punto vorrei però dimostrare a coloro che mi leggono, come sia del tutto paranoica la mia opinione che vi sono in Europa delle oligarchie dominanti che esercitano indebitamente il proprio potere nonostante la presenza di libere elezioni (sono ovviamente un pochino poco poco sarcastico).


Andando ad alcuni links da me conservati, si può dare un’occhiata a certi dati Oxfam del 2020 sulla distribuzione delle ricchezze. Al link che segue si dice tra l’altro che in Italia, l’1% più ricco deteneva in quell’anno quanto il 70% dell’intera popolazione. 


https://www.repubblica.it/economia/2020/01/20/news/oxfam_le_diseguaglianze_persistono_anzi_si_accentuano-246134799/


Quest’altro link che segue invece va direttamente al sito dell’Oxfam per un articolo del 17 gennaio 2022


https://www.oxfamitalia.org/la-pandemia-della-disuguaglianza/



A me non sembra verosimile pensare che queste abnormi disparità nella distribuzione della ricchezza garantiscano alla parte più ricca, esclusivamente un accesso a una quantità di beni e servizi, in questa proporzione maggiore. Sono portato a pensare che tali differenze di distribuzione della ricchezza garantiscano alla parte più ricca la possibilità di configurare l'organizzazione sociale. Con essa le modalità di relazione, e le scelte obbligate all’interno delle quali modellare la propria vita, il proprio destino, il proprio modo d'essere e di pensare. Entro certi limiti? Entro certi limiti, sia pure. Ma è comunque troppo, quali che siano.


Io politicamente sono figlio del movimento del ‘77. Questo movimento è ormai sbrigativamente bollato come “anni di piombo”, da coloro che sono risultati vincitori su quel movimento, riuscendo a spazzarlo via anche attraverso dure leggi repressive e azioni altrettanto repressive, oltre che per le debolezze, che io negli anni sono andato analizzando, all’interno dello stesso movimento. 

Come figlio di quel movimento affermo che il disagio esistenziale viene dal disagio sociale, che va dunque superato tramite un’azione politica collettiva di riorganizzazione sociale.

Noi viviamo, secondo la mia analisi sociopolitica, essenzialmente in una società di alienati, che sono tali perché privati del proprio diritto all’autodeterminazione come individui, e dunque della propria dignità di persone umane. Non si tratta di garantire a tutti un minimo di reddito che garantisca un sufficiente accesso ai beni e servizi prodotti della società, quanto piuttosto di restituire agli individui la possibilità di determinare il corso della propria esistenza, partecipando alla conformazione dell’organizzazione sociale, ed accedere in tal modo alla dignità di persone umane. 

La garanzia di condizioni minime di sopravvivenza per tutti, è una delle linee di riorganizzazione che la borghesia ha portato avanti fin dalla fine dell’ottocento, allo scopo di frenare lo scontro di classe pur mantenendo il proprio potere sulla vita degli altri esseri umani. Io, come anarchico, non ho mai accettato il presupposto di Karl Marx per cui alla base dell'oppressione di classe vi fosse esclusivamente lo sfruttamento del lavoro attraverso la proprietà dei mezzi di produzione. È stato a mio avviso dimostrato dagli avvenimenti storici che anche una nomenclatura di partito deputata a gestire la proprietà pubblica dei mezzi di produzione, può essere ugualmente oppressiva nell’esercitare il proprio potere su altri individui. È questo il motivo per cui parlo, come parlavo in passato, di diritto all’autodeterminazione dell’individuo.


Io leggo le altissime percentuali di astensione dal voto, come percezione da parte di molti che l’esercizio del diritto di voto non va ad incidere sulla propria vita. E io penso che se vi è questa percezione è una percezione giustificata. L’esercizio del diritto di voto, da solo, non è condizione sufficiente a garantire l’autodeterminazione degli individui nella società, attraverso la partecipazione al potere decisionale.


Per come io la vedo, il problema non risiede nemmeno nella mobilità di classe. Non è che nei sistemi sociali neoliberisti, che vengono spacciati per sistemi democratici, non vi sia la possibilità di una certa mobilità degli individui tra le classi sociali. Il problema risiede nei meccanismi relazionali che è necessario mettere in atto per avere “successo” all’interno di queste società, e che caratterizzano l’ideologia dominante. Qui la discriminazione peggiore è quella che viene operata su base etica (proprio “etica”, non “etnica”). Non ha senso escludere dal parlamento coloro che sono stati condannati per qualche reato, quando, dico per dire, chi ha un minimo di sensibilità e di buone maniere ha difficoltà persino a salire sulla metro. Le peggiori emarginazioni in questa società, non sono quelle su base razziale, o dell’identità di genere, ma sono implicite nell’organizzazione sociale e riguardano la persone più civili.  A me sembra talvolta di essere circondato da ossessi. Uno potrebbe dire “vabbe’ che c’entra con la democrazia?”. C’entra che la democrazia non può essere imposta da un regolamento laddove non c’è un senso di collettività. I regolamenti possono servire ad arginare le trasgressioni e a guidare il confronto, ma dove la maggior parte degli individui non opera in spirito di collaborazione, non vi può essere alcun regolamento che sia in grado di garantire il confronto.


Per come io la vedo, la più grande menzogna del neoliberismo è quella che l’efficienza dell’organizzazione sociale derivi dalla competizione. La civiltà si basa invece sulla solidarietà e sul mutuo rispetto, altrimenti non sarebbe possibile il formarsi di conglomerati di individui distinti, rivolti a migliorare le condizioni di vita dei singoli attraverso la partecipazione a un’organizzazione collettiva. 

Io non credo nemmeno che questa sia un’idea nuova, poiché i principi della Rivoluzione Francese erano riassunti nel motto “Libertà, Uguaglianza, e Fraternità”. Ora la fraternità non è un principio giuridico ma un valore etico. In tal modo c’è da ritenere che anche la libertà e l’uguaglianza, prima di essere giuridicamente sancite, debbano essere accolte come valori etici.


Sono gli individui carenti nell’organizzazione della propria personalità, quelli che hanno bisogno di esercitare potere sugli altri. Le nostre società sono organizzate proprio in modo che questi individui possano prevalere sui soggetti sociali più evoluti, appunto perché basate sulla competizione anziché sulla valorizzazione delle risorse umane. Questo tuttavia avviene perché la stragrande maggioranza della popolazione condivide gli stessi disvalori etici di esercizio di potere sugli altri individui, che sono propri delle oligarchie dominanti. Il problema più grande è che a condividere gli stessi disvalori sono anche coloro che alle organizzazioni sociali oppressive pretendono di opporsi. È questo la circostanza in cui risiede la principale difficoltà a produrre il cambiamento.


Io vorrei che chi ha letto il mio articolo si soffermasse a pensare che l’idea che chi governa possa selezionare l’informazione di chi ha il diritto di eleggerlo o meno, sembra evidentemente albergare nella mente di tutti i politici tra i quali è possibile esercitare il diritto di voto. È una questione di mentalità evidentemente condivisa anche dalla stragrande maggioranza degli elettori. 

Mi pare il caso di dire una cosa che ripeteva spesso un barbone a Milano negli anni ‘80, che scriveva col gesso sui marciapiedi e si firmava C.T., “Popolo bue”. 


Io dico che questa guerra è la punta di un iceberg, al di sotto del quale ci sono società violente, in Europa come in Russia. Così se dico “Né con la Russia, né con l’Occidente” forse questo slogan ricorderà ai più anziani un altro slogan, “Né con lo Stato, né con le BR”. Questi slogan possono entrambi essere accusati di connivenza col colpevole. Eppure c'è una sola persona a cui io riconosco il diritto di dire “Chi non è con me è contro di me, e chi non raccoglie con me disperde”, gli altri sono prepotenti. (Intendo dire che riconosco questo diritto solo a Dio. Gli altri si sono fatti dio per gli altri esseri umani).


                                             Maurizio Proietti iopropars


lunedì 14 marzo 2022

"Contro Putin e a fianco del popolo ucraino", è una strana forma di pacifismo.

                     “Contro Putin e a fianco del popolo Ucraiuno”,

è una strana forma di pacifismo.


È mia ferma convinzione che sia legittima ogni opinione. Io credo che questo sia vero per definizione, perché poi, è attraverso il confronto delle più disparate opinioni, che dove è possibile, è possibile raggiungere invece delle certezze condivise. 

Riguardo all’espressione citata nel titolo, che io ritengo rappresentare una posizione anch'essa legittima, sebbene io non la condivida, io non ritengo tuttavia che sia legittimo reputare che rappresenti una posizione pacifista.

Precisiamo che io proprio  pacifista, non mi sono mai considerato, pensando a me stesso piuttosto come a una persona pacifica e a un pacificatore, appunto a causa di connotazioni non proprio pacifiche che ho visto spesso assumere al pacifismo di coloro che del pacifismo si dichiaravano portatori. Però pacifista mi potrei anche considerare se per pacifista intendiamo una posizione rivolta a promuovere la cessazione delle ostilità, e l’inizio di trattative. Ecco, allora direi che, per definizione, l’espressione citata nel titolo non possa essere reputata pacifista, in quanto, prendendo una netta, per quanto a livello di opinione legittima, posizione in favore di uno dei contendenti, non si può pensare che sia atta a favorire la negoziazione.

Ora di gente ne ho conosciuta tanta, che penso che mi risponderebbe che invece è proprio un'espressione pacifista,

perché Putin è un criminale e un bastardo e merita proprio questo. È per questo che penso che le parole debbano essere composte con un materiale molto elastico, perché quando la gente le legge o le ascolta rimbalzano di più che se fossero palle di gomma. Penso che se si trovasse il modo di comporre le parole con materiali non elastici, molti conflitti interpersonali, ma anche sociali ed internazionali, potrebbero essere appianati. Ancora una volta, nella scoperta di sempre nuovi e più efficienti materiali, giace il futuro dell’umanità. 


                                  Maurizio Proietti iopropars


Favorevole a legalizzare l'ora

Vignetta di Maurizio Proietti iopropars Favorevole a legalizzare l'ora Pensavo ai miei amici di quando ero giovane, quando mi è venuta i...