lunedì 11 settembre 2023

La schwa nella lingua italiana






 La schwa nella lingua italiana

Da uomo di sinistra chiedo se bicchiere, tavolo, e piatti sono maschi, e femmine la bottiglia, le sedie, la tovaglia e le posate. È evidente che il volgare declina il neutro in un modo diverso dal latino.

Altrimenti pensiamo al fatto che il cucchiaio è di genere piuttosto fluido, in quanto è una posata. Lo stesso dicasi per il coltello, mentre la forchetta rimane ostinatamente femmina - forchetta e posata - finché non viene, molto genericamente, considerata un utensile.

Insomma mi chiedo quali trasformazioni di genere provochiamo quando facciamo leva con un cacciavite.

Per non parlare di un lenzuolo, che considerato insieme ad un altro lenzuolo con cui copriamo il letto, diventa parte di una coppia di lenzuola. Notare bene che non è "lenzuole" ma "lenzuola", con la stessa "a" del sostantivo singolare "sedia". E inoltre sono "le" lenzuola, ad indicare che quella "a" è proprio un femminile plurale. È ovvio che c'è un'etimologia di mezzo e che in questo modo è rimasta una traccia del singolare e plurale neutro della lingua latina.

Cercate di rendervi conto quanto sia assurdo intervenire in modo così massiccio in questo intreccio di eloquenza e di storia che è la lingua italiana.

Cercate di rendervi conto quanto sia assurdo reintrodurre il genere neutro nella lingua italiana, con una lettera come la schwa, così estranea alla sonorità di questa lingua, anche se è presente in alcuni dialetti italiani, che hanno però sonorità completamente differenti.

Io, anche se critico il libro del Gen. Roberto Vannacci "Il mondo al contrario", per gran parte dei suoi contenuti, penso che nella sua motivazione dichiarata, questo libro sia giustificato, anche solo se considero come questa operazione linguistica, viene portata avanti senza darsene pensiero, da molte persone che approfittano per questo, anche della loro autorità o ruolo sociale. 

Di fronte a queste persone, per uno sfigato qualunque come me, non c'è argomentazione che tenga. Allora ben venga il libro di Roberto Vannacci. 

Vi sono delle nicchie sociali, in cui il politicamente corretto esercita una dittatura così feroce, quanto è totale la chiusura all'ascolto, tale da far scivolare chiunque la pensi in maniera diversa, in un limbo di non esistenza. Ma coloro che le controllano, col politicamente corretto possono fregiarsi di essere persone inclusive.

Lo sono senz'altro, ma solo quando si tratta di propagandare sé stesse, e dunque ancora come dicono i versi di quella canzone di F. De André "Ammucchiati in discesa in difesa della propria celebrazione". 

Io penso che nel passato, situazioni del tipo di quelle che ho detto, per la reazione che sono in grado di provocare, abbiano avuto la loro parte alla formazione della manovalanza fascista.

Io mi spiego in questo modo, anche l'iniziale adesione al fascismo di intellettuali italiani di tutto rilievo, ovvero dalla presenza di situazioni di quel tipo.

Io penso che in sostanza, situazioni di quel tipo, istighino molto di più all'odio, del libro del Gen. Vannacci.

Se non si lavano i panni sporchi in casa, insultare Roberto Vannacci, ha effetto di rinsaldare quelle disgraziate manovalanze, che quelle situazioni contribuiscono a formare. Bisogna respingere il protagonismo che genera il politicamente corretto.

Maurizio Proietti iopropars

giovedì 7 settembre 2023

Al termine


 


              
Al termine 

Questi giorni

Di caldo e malinconico settembre,

Ultimo guizzo estivo

Che non è più estate,

Perché nel caldo e nel vento

Sento avanzare l'autunno,

Che mi mormora la malinconia

Perché si rivolge al termine 

Questa lunga mia vacanza, in cui

Un'affascinante atmosfera

Di piacevoli incontri e chiacchierate 

E di paesaggi insoliti,

Pure stranamente vicini

Alla mia abituale Roma,

Pigramente mi cullava 

Dopo avermi avvolto,

Questi giorni

Lentamente sono di chiusura.

Maurizio Proietti iopropars

Fotografia di Maurizio Proietti iopropars. Una spiaggia di Minturno il 6 settembre 2023

domenica 3 settembre 2023

Per natura tutti uguali

Dipinto digitale
di Maurizio Proietti iopropars

 
  Per natura tutti uguali        

È certo che noi come esseri umani, dobbiamo renderci conto che niente è per noi così importante, come le relazioni umane. Ma non è che il prepotente assetato di potere, o la persona avida che accentra su di sé il possesso degli averi, o il vanaglorioso in cerca di seguito, non facciano queste cose perché non sono legati alla relazione con gli altri. La loro è semplicemente una facile soluzione ai problemi del confronto, con gli altri. Si può chiamarla mancanza di amore.

È facile essere incapaci di amare perché  amare è difficile.

In accordo con Paolo Apostolo, è la paura di morire che genera la tendenza dell'essere umano verso il peccato. Secondo gli insegnamenti di Gesù il peccato è proprio mancanza di amore.

A me sembra evidente che i difetti del carattere, e i conseguenti comportamenti che rendono difficile per gli altri la vita sociale, nascono dalla mancanza di amore, ovvero dal desiderio di preservare sé stessi senza curarsi gli altri. Altro - per chiosare con un pizzico di arguzia S. Freud - che "Disagio della civiltà", la questione è nel disagio dell'inciviltà.

Se si accetta quanto detto, si capisce allora ciò che ci insegna Gesù, che il comandamento di amare il prossimo come sé stessi riassume la legge morale a cui è sottoposto l'essere umano. La Legge Mosaica aveva come scopo quello di garantire la fratellanza all'interno del Popolo di Israele.

L'essere umano è sottoposto alla legge morale perché il suo essere in relazione agli altri esseri umani, è parte essenziale della sua natura.

Il cristiano tuttavia capisce, su testimonianza dello Spirito Santo, che non è possibile rispettare completamente il comandamento di amare il prossimo come sé stessi, se non si rispetta quello di amare il Signore nostro Dio con tutte le nostre forze. E capisce anche che invece, rispettando il comandamento dell'amore verso Dio, rispetterà anche quello dell'amore verso il prossimo. Gesù dice appunto che il secondo comandamento, quello dell'amore verso il prossimo, discende direttamente dal primo, quello dell'amore verso Dio.

Dio è nostro Padre, e noi siamo tutti fratelli.

***

Alcune persone che conosco, sono convinte che solo il superamento delle classi sociali, in accordo con la teoria marxista, possa contrastare lo scivolamento nella barbarie, quella condizione di degrado umano, che il mondo contemporaneo sembra che stia subendo. Io ritengo che questa concezione derivi da un'inversione dei termini del problema. Ritengo che ci si debba opporre alla barbarie portando avanti e mettendo in pratica, i valori umani di collaborazione e solidarietà, e che solo da questo sarà possibile costruire una diversa organizzazione sociale, che si opporrà alla barbarie perché dall'opposizione alla barbarie è stata prodotta.

Nell'invertire i termini del problema, non vi è nulla di scientifico, come invece asseriva Karl Marx. È solo un riportare l'operare umano all'interno di un determinismo che è proprio dei fenomeni fisici. Sarebbe scientifico se lui avesse dimostrato che l'essere umano non è mai libero nelle sue scelte, nemmeno in parte, ma sempre rinchiuso nel determinismo. Lui invece, semplicemente lo assume come postulato, pretendendo dogmaticamente che i fenomeni sociali vadano studiati con categorie analoghe a quelle con cui si studiano i fenomeni fisici.

Per proporre una semplificazione di quanto ho detto, io penso che se una comunità sociale, rende troppo gravosa per molti dei suoi membri, la possibilità di garantirsi la sopravvivenza, certamente in questo modo eserciterà pressione verso lo sviluppo di comportamenti criminali quali furti e rapine. Questo non vuol dire che li determina univocamente, ma solo che la spinta della società è una delle variabili da considerare, per capire l'andamento di quei fenomeni in quel contesto sociale. Per cui io non sostengo che l'organizzazione sociale non influenzi le scelte etiche di coloro che vi partecipano. Ma io dico che ne è anche il prodotto.

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Io non credo in ciò che ha affermato Karl Marx, che la religione sia l'oppio dei popoli. Penso che invece abbia frenato la spinta all'abbrutimento di coloro che vivevano in condizioni miserabili. Penso che in tal modo abbia favorito anche il loro percorso verso l'emancipazione. La vera liberazione non consiste nel voler diventare gli oppressori dei propri oppressori, ma nel volere una società libera dall'oppressione. Questa volontà può essere propria solo di chi non si sia lasciato trascinare verso il degrado. Io penso che sia per questo motivo, che la crudeltà con cui la libertà di religione è stata nei secoli combattuta, è stata disumana.

I vangeli ci dicono che a condannare a morte Gesù, sono stati i detentori del potere politico-religioso, perché avevano paura di perdere seguito.

Pertanto io sostengo che solo con l'impegno etico verso la civilizzazione della società, si può ottenere una diversa struttura sociale ed organizzazione della produzione, che meglio risponda alla concreta realizzazione dei diritti umani universalmente riconosciuti. Non si tratta di partire da modelli predefiniti come fa la teoria marxista. Occorre invece sperimentare, avendo come obbiettivo il miglioramento delle condizioni di vita sociale, dal punto di vista delle relazioni umane.

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Io penso che il fascino che la teoria marxista, ha esercitato e ancora esercita in alcune persone, molte o poche a seconda dei momenti storici, risieda nel fatto che asserisce la necessità storica della realizzazione dell'organizzazione sociale che essa propone; un'organizzazione atta a produrre persone migliori. A mio giudizio invece, le conclusioni di Marx sulla necessità storica del comunismo, sono scientificamente erronee. Io affermo che non sono dimostrabili come necessarie, ma solo come verosimili. Dico che erano sviluppi che era ragionevole aspettarsi, a meno dell'intervento di altre circostanze. E affermo anche che le classi dominanti in questo nostro mondo globalizzato, sono riuscite ad allontanare la possibilità della loro realizzazione.

La necessità storica, io dico postulata più che dimostrata da Karl Marx, viene da lui individuata nella tendenza a un sempre maggiore accentramento della proprietà nelle mani di pochi individui, e del conseguente aumento numerico delle masse di sfruttati che avrebbero interesse a una trasformazione dell'organizzazione della produzione. In realtà, secondo la mia analisi storico-sociale, sono stati prodotti mutamenti sociali che hanno reso piuttosto difficile l'uscita dal neo-liberismo.

Un episodio che ha iniziato a farmi intravedere la ricomposizione di classe che è avvenuta in Italia dall'inizio degli anni '80, e anche da qualche anno prima, è stata la cosiddetta "Marcia dei Quarantamila", che ha avuto luogo a Torino il 14 ottobre del 1980. Fu una manifestazione dei quadri intermedi contro i picchetti operai che questi tenevano per sostenere uno sciopero contro la messa in cassa integrazione di un elevatissimo numero di operai. Io mi trovavo appunto a Torino in quei mesi.

Se da una parte, l'accusa di connivenze con il terrorismo colpiva anche persone che con il terrorismo non avevano nulla a che vedere, dall'altra in quel periodo aveva anche preso l'avvio quella ristrutturazione sociale che è stata in grado di rinforzare la struttura dell'organizzazione capitalistica. Stava nascendo il neoliberismo, che si sarebbe andato consolidando dopo la caduta del "Muro di Berlino".

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Nell'articolo precedente di questo mio blog, ho definito l'anarchia come la speranza di un'umanità nuova. Questo è perché avverto che tra le tre virtù teologali, che comprendono anche la fede e l'amore fraterno, sia la speranza quella che genera il sentimento anarchico, come io lo vivo e lo intendo.

Karl Marx ha dato speranza a masse di diseredati, dichiarando che la necessità del passaggio a una migliore organizzazione sociale - basata su una diversa organizzazione della produzione - fosse nella struttura della stessa organizzazione capitalistica, che a causa delle sue contraddizioni, avrebbe dovuto evolversi nell'instaurazione della società comunista.

Io trovo invece che questa necessità non risieda nella società, ma stessa natura umana. Io dico che sebbene sia vero che la natura umana consente il male, è altrettanto vero che il bene preserva l'umanità della natura umana. È l'essere umano integro, che è destinato a trionfare su coloro che degradano sé stessi, rivolgendosi a praticare il male.

Io affermo che l'intelligenza umana è fondata sulla capacità che ha l'essere umano di essere in relazione ad altri esseri umani e comunicare con loro. Aggiungo che è questa circostanza a far sì che l'essere umano sia soggetto alla legge morale.

Io penso che l'essere umano sia in grado di trionfare sulla variante degradata della sua stessa specie; la variante degli individui che da sé stessi si degradano, allo scopo di conservare sé stessi. Credo che i giusti debbano alla fine trionfare sugli empi.

Maurizio Proietti iopropars


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