Tempo fa ho incontrato un marxista leninista che faceva diffusione di una pubblicazione porta a porta. Ci siamo messi brevemente a parlare, e lui mi ha invitato a partecipare a qualche riunione nella loro sede. Ci siamo scambiati anche i numeri di cellulare e io gli ho inviato il messaggio che segue su questo post. Lui a tutt'oggi non mi ha inviato alcuna risposta. Poiché tuttavia ho espresso queste mie considerazioni, e suppongo che a qualcuno potrebbero interessare, le riporto sul mio blog. Ho sostituito il suo nome con delle x, a tutela della sua privacy.
Ciao Xxxxx. Voglio spiegarti un po' come la penso, per cercare di capire insieme se possiamo arrivare a condividere la pratica politica.
Io penso che al giorno d'oggi, una posizione teorica rigorosamente leninista non tenga conto del sostanziale fallimento della rivoluzione bolscevica. Non che lo sviluppo che Lenin ha dato al pensiero marxista non abbia raggiunto lo scopo di dare avvio e di vincere la rivoluzione, ma il sistema politico che ne è seguito si è rivelato inadatto ad appianare l'ingiustizia sociale. L'ingiustizia sociale è il fulcro del problema che porta i soggetti sociali antagonisti a voler cambiare radicalmente l'organizzazione della società in cui vivono. È facile comprendere come l'ingiustizia sociale non dipende dalla mala sorte di chi ne è vittima, ma è il risultato di un'organizzazione sociale che la rende necessaria ai danni di una certa quantità di individui che partecipano a questa organizzazione. Non vi può essere altra soluzione che la radicale ristrutturazione dei sistemi sociali che non garantiscono equità e giustizia sociale. Allora, a mio avviso, bisogna certamente vedere come la questione è stata affrontata da coloro che ci hanno preceduto , ma senza assumere un atteggiamento fideistico. Si tratta di capire eventuali errori commessi in passato, per poter operare nel presente al fine di attuare il nostro obiettivo di trasformazione e cambiamento; il nostro obiettivo rivoluzionario. Dobbiamo tenere presente, comunque, che anche noi come chi ci ha preceduto siamo fallibili, anche se questo non ci deve mai fermare dal tentare di perseguire la nostra strada, senza però mai smettere di riflettere sul nostro operato. Dobbiamo riflettervi sia in termini teorici, ma anche in termini etici. In altre parole dobbiamo stare attenti a non commettere noi stessi, in nome della rivoluzione, altre ingiustizie al pari di quelle che ci proponiamo di combattere.
In un momento di riflusso come quello presente, io penso che sia importante soprattutto muoversi su un piano culturale, in modo che chi vive una qualsiasi forma di disagio sociale, sia esso uno svantaggiato o un disadattato, capisca che è nel suo interesse rifiutare l'ideologia dominante, il cui scopo è il mantenimento dell'ordine sociale che produce la sua condizione.
Quanto riportato è quanto gli ho scritto inviandogli anche il link al presente blog. Non ho idea di cosa lui ne pensi, e il messaggio gliel'ho inviato più di due settimane fa. Posso solo dire che sento che le parole che ho riportato mi rappresentano.
Maurizio Proietti iopropars
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