martedì 17 giugno 2025

Un tuffo nel passato

3D Cyber Vibration
dipinto digitale di
Maurizio Proietti iopropars



 Un tuffo nel passato



In questi giorni si è tornato a parlare sui media, della tragedia di Vermicino. 
Era il 10 giugno del 1981.

Io me lo ricordo Vermicino nel pozzo, la tragedia in diretta della morte del piccolo Alfredo Rampi, "Alfredino nel pozzo". 

Scendevo giù per la discesa di casa mia, e sentivo le televisioni accese, tutte le televisioni sintonizzate sullo stesso canale, per cui c'era una specie di rimbombo, e come camminavo potevo sentire sempre la stessa cosa. Era in qualche modo allarmante. 

Non ricordo perché ero uscito, cosa ero andato a fare, ricordo invece, che poi sono tornato a casa, non molto tempo dopo, ed era la stessa cosa, però questa volta lo sapevo da cosa dipendeva quello che sentivo, perché già lo avevo capito quando scendevo, quando invece inizialmente mi aveva sorpreso, perché al momento mi era sembrato come se qualcuno tenesse la televisione ad un volume veramente troppo elevato, ma poi man mano che camminavo mi ero reso conto che non era questo, perché la voce si affievoliva un pochino e riprendeva forte alla finestra successiva, e quando sono tornato indietro sull'altro lato della strada, ho pensato che da quel lato era esattamente lo stesso, e così anche ho pensato che doveva essere successo qualcosa di grave. 

Così quando sono arrivato a casa, anche se ora mi sembra un po' strano, non ho accesso la televisione, non mi sono unito a una massa a cui non mi sentivo partecipe, ma ho telefonato a una persona per chiederle se sapesse cosa era successo. Lei mi ha risposto: 

- Come, non lo sai? Sei l' unico che non ha acceso il televisore. 

Io le ho spiegato brevemente più o meno che non mi andava di buttarmi nella mischia, e le ho chiesto se non mi poteva riassumere brevemente cosa stava succedendo. Lei mi ha spiegato allora che era caduto un bambino in un pozzo e stavano trasmettendo in diretta le operazioni di soccorso. 

Trattandosi di una circostanza che per quanto grave era una circostanza privata, le ho detto che la cosa mi sembrava un po' morbosa, perché sarebbe bastato aggiornare con qualche notizia di tanto in quando, e che una diretta TV, per di più a reti unificate, mi sembrava troppo. Lei però mi ha risposto che a lei piaceva seguire la vicenda, di sapere tutto quello che stavano facendo per salvare quel povero bambino. Io allora le ho chiesto: 

- E se non riescono a salvarlo?

E lei di rimando:

- Ma dài, ti pare una cosa del genere...

E poi ha aggiunto:

- Dài, figurati! Se lo trasmettono in televisione così, è perché sono sicuri di riuscire a prenderlo. 

E io allora:

- Va be', vi auguro che riescano a veramente a riprenderlo.

E lei: 

- Ma lo sai che sei proprio stronzo? 

E io:

- Va bene, io sarò pure stronzo, però se questi trasmettono questa cosa in diretta in questo modo, è per esaltare la loro efficienza organizzativa, e fanno leva proprio sui sentimenti di solidarietà e di compassione della gente, per esaltare sé stessi e trovare credito. 

Lei allora: 

- Sei sempre lo stesso! Ma ti rendi conto che hai il chiodo fisso? Non pensi a nient'altro. Quando fai così non ti sopporto più. Non capisci che non è questo il momento per fare certi discorsi? 

E io allora: 

- Ma guarda che quello che io ti sto dicendo è che sono proprio quelli che trasmettono queste cose in questo modo che si servono dei sentimenti di compassione della gente. Anche perché poi una certa probabilità anche piccola di non riuscire c'è in tutte le cose. Tu mi potresti rimproverare se io avessi detto che speravo che non riuscissero a salvarlo. 

Lei a questo punto ha riso: 

- Va bene d'accordo. Sei sempre lo stesso, però mi piaci anche che sei così... 

E poi ci siamo salutati. E mi ricordo quando ci siamo incontrati, e lei mi ha detto che non erano riusciti a salvarlo. A me veniva da piangere e le ho detto che mi dispiaceva, e lei mi ha risposto: 

- Lo so che a te ti dispiace... 

E si è stretta a me e io l' ho abbracciata, e lei è scoppiata a piangere. 

Mi ricordo poi quando mio padre mi ha raccontato come erano andate le cose, come si erano svolti i soccorsi e perché erano falliti. E mi ricordo che pure lui ha commentato:

- Certo però pure questi a trasmettere in questo modo una cosa del genere... 

E a me è sembrato normale trovarmi in questo modo in sintonia con mio padre, anche se per certi versi non andavamo molto d'accordo. Poi ha aggiunto:

- Scommetto che tu neanche hai acceso il televisore. Mentre stavo a guardare ci ho pensato. 

Qualche tempo prima di morire, quando già soffriva di Alzheimer, mio padre mi ha detto:

- Noi ci siamo voluti bene da lontano. 

Con la ragazza invece qualche anno dopo ci siamo persi, e non l'ho più rivista. Eravamo tutti e due così giovani, e così fragili nel mondo dei grandi, di questa gente così dura.

Io sono rimasto sempre lo stesso. Come dice la canzone "Gli uomini non cambiano". E la canzone dice questa cosa in tono piuttosto polemico, e invece io me ne compiaccio, da vero maschio patriarcale. E anche questa è una cosa che per quanto non c'entra con la tragedia di Vermicino, mi viene in mente ripensando al quel passato.

Ripensando al mio passato, non solo a quell'episodio, penso che da maschio patriarcale sono stufo dei piagnistei delle donne, e non dico di quella ragazza ma di come vivo le donne ora, di questo perenne vittimismo di cui penso che non ci voglio più cascare, e penso che per andare avanti occorrerebbe che le donne quando le hanno, imparassero a prendersi le proprie responsabilità. Penso che il maschile e il femminile sono due aspetti complementari della natura umana, e non si può cancellare o reprimere né l'uno né l'altro dei due, ma che questi aspetti debbano trovare l'incontro e la loro armonica fusione. Ma penso che ancora adesso non c'è posto per uno come me nel mondo dei grandi, meno che mai in questa loro nuova "società inclusiva", così tirata a lucido da essere scintillante. 

Come sono tutti così bravi, rinchiusi come sono in una realtà apparente. E coibentati in questo dedalo normativo che lascia spazio ai tanti abusi. 

Ma dagli errori del passato pure loro hanno imparato. I progammi di oggi sono molto più curati. 

                          Maurizio Proietti iopropars



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lunedì 2 giugno 2025

Nuovi filibustieri

Waiting for the wind
dipinto digitale di
Maurizio Proietti iopropars




Nuovi filibustieri


Non perderò più tempo

E sentimento nel cercare 

Di scoprire cosa significano

Le loro espressioni sibilline,

Sorrisi civettuoli,

O quello che sia, lacci

Tesi per coprire inganni.

Non nuoterò di nuovo

A mordere le loro esche

Per essere strappato

In un vortice di disperazione.

È arrivato per me

Il tempo di dire basta a questo

Gioco d'azzardo per di più truccato.

Ho perso tutto e rischiato

Di sprofondare nell'abisso,

E adesso che mi sono ripreso

Mi allontano senza esitare

Anche dalla sola sembianza

Di trappole ed esche.

Dove la purezza è dichiarata

Fuorilegge mi si addice

Molto bene il marchio

A fuoco di filibustiere.

          Maurizio Proietti iopropars


Esperienze di vita

Le esperienze di vita portano a scelte di vita. È importante riflettere su queste scelte per valutare se siano sagge. È importante riflettere sulle esperienze e sulle scelte, e cercare di prendere le decisioni più sagge.

Io non penso che la saggezza sia solo in fatto razionale. Penso che bisogna ascoltare le nostre reazioni emotive e valutarle, ma assecondarle anche, se vengono da buoni sentimenti.

Io vedo la poesia appunto come un'elaborazione emotiva in cui si intrecciano sentimento e razionalità. È per questo che ho chiamato la mia prima raccolta di poesie "Riflessioni liriche".

                      Maurizio Proietti iopropars



 

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giovedì 29 maggio 2025

Dove cresce la vita

Dove cresce la vita
dipinto digitale di
Maurizio Proietti iopropars


Dove cresce la vita

Che la cultura non possa essere

Un semplice insieme di nozioni

Ma qualcosa che debba dare senso;

Che la scienza sia nata e si sviluppi

In una società civile,

All'interno, ovvero,

Di una comunità

Umana solidale;

Sembra essere una cognizione

Che va via via sparendo

Lasciando che avanzino le tenebre.

Eppure io mi tengo saldo

Nel continuare a credere

Che la sofferenza umana 

Debba avere un senso,

Quando noi siamo animati

Da una scelta di giustizia.

È questo il modo in cui

Riesco a frenare l'ira

Di fronte a un'ingiustizia soverchiante.

                   Maurizio Proietti iopropars


 

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martedì 13 maggio 2025

Lascerò

Incolto
dipinto digitale di
Maurizio Proietti iopropars



Lascerò


Le lascerò che possano vedermi

Come mi vogliono vedere,

Loro,

Che le loro sozzure

Mi hanno lanciato addosso,

E di queste mi hanno ricoperto

In modo da riuscire a non vedermi,

In tal modo facendo in modo,

Di non potermi più vedere.

Al loro, 

Le lascerò senz'altro andare 

Al loro destino,

A ciò che loro spetta.

A correr loro dietro,

Io ricascarci più non voglio,

Non voglio più cadere

In quel loro laccio per cui ti fanno 

Intravedere un miraggio

D'amore, che con sdegno 

Accusatorio viene poi negato.

Le loro accuse ora respingo

Lasciandole alle mie spalle,

Perché è questo ciò che fanno,

Le calunniatrici che ti accusano,

Anche ti negano l'ascolto;

Con totale chiusura,

Nel disprezzo ti annullano.

Per la mia strada proseguendo,

Con il mucchio delle loro finzioni,

Dietro di me le voglio accantonare.

                          Maurizio Proietti iopropars


Fare dei distinguo


Che dire? Che bisogna sempre fare dei distinguo e non si può fare di tutt'erba un fascio, che è un'espressione stra-abusata ma che rimamane cionnonostante vera, anche se scarsamente praticata.

Mi riferisco all'adulazione verso il mondo femminile, così prepotente e pervasiva al giorno d'oggi, perché ideologicamente funzionale al mantenimento di un'organizzazione sociale disumana, funzionale al mantenimento di ingiusti privilegi, e che sostanzialmente perverte ogni aspetto della vita delle persone umane, che tali non riescono più ad essere.

Così, che dire? Che c'è uomo e uomo, e donna e donna. E purtroppo è il caso di precisare, che questo non giustifica alcun tipo di violenza verso chicchessia, perché appunto le persone che non ci piacciono le dovremmo evitare.

Certo questa grande ammucchiata selvaggia non aiuta a scegliersi le frequentazioni, e nonostante la stessa ideologia sociale del mercato globale, tenda ad appiattire gli individui verso una falsa fratellanza niente affatto solidale, bisognerebbe anche ri-imparare a gestire le distanze, e approfondire meglio la conoscenza prima di impegnarsi in una relazione.

Detto questo, il resto l'ho già detto nella poesia che vi ho presentato.

                       Maurizio Proietti iopropars


 

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lunedì 28 aprile 2025

Il ritorno

Ischia da Minturno al tramonto
foto di
Maurizio Proietti iopropars


Il ritorno

In lontananza Itaca io guardo,
Ma non poi così distante,
E le dico, "Il momento
È certamente vicino, in cui
A te farò ritorno,
E nuovamente avrà il mio piede
Sostegno dal tuo suolo.

Maurizio Proietti iopropars 

L'identità e l'origine

In cos'altro possiamo trovare sostegno, se non in ciò da cui noi si trae origine? O, per fare chiarezza sulla domanda, cosa meglio può sostenere una vita, di ciò che quella vita ha generato? Dove meglio essa trova accettazione, che nelle condizioni in cui essa è riuscita prodursi?

Poi, dopo essere nato, ogni vivente si evolve, e anche di altro, oltre a ciò da cui riceve nutrimento all'inizio della sua esistenza, viene ad avere bisogno, come il bambino che cresce, e di altri nutrimenti ha bisogno, oltre al latte materno.

In tal modo, se la pianta nata dal seme inizia a produrre radici che scavano nella terra, ogni animale è portato ad allontanarsi in certa misura dalle condizioni in cui la sua vita ha avuto origine.

Ora appare evidente che nulla di ciò che abbia avuto un'origine, a  sé stesso origine possa aver dato, poichè non essendo nulla prima di essere, a nulla origine poteva dare. 

Poi appare ugualmente evidente che nulla di ciò che è, possa essere diverso da ciò che è, sebbene possa nel tempo divenire diverso, ovvero possa cambiare. 

Dunque, tutto ciò che è, trova solo in sé stesso la sua propria identità che è il suo fondamento, l'unico modo in cui gli è possibile essere, e che esso trova, che gli sia dato. 

Ma solo nella sua origine, il fondamento di ciò che è, ovvero la sua identità, trova sostegno; appunto perché la sua origine, è la possibilità che determina la sua esistenza; ciò, che lo ha prodotto, e quindi ancora prima, lo ha reso possibile.

Il ritorno è dunque ritorno, alla possibilità della propria esistenza, da cui è possibile il nostro divenire.

Ora questo vi chiedo: noi non ritroviamo noi stessi, quando noi stessi riusciamo a comprendere?

È questo il grande ritorno.

Così, cosa affermo? Con Eraclito affermo che il Logos presente nell'essere umano, è generato dal Logos presente nell'universo e che l'universo governa.

Così sta scritto, "I cieli e la terra sono ricolmi della tua Gloria". Così anche infatti sta scritto, che il settimo giorno si riposò. Come pure che il Logos era con Dio e il Logos era Dio, e che tramite suo tutte le cose furono fatte, e senza di lui nulla fu fatto, di quanto è stato fatto. 

A Dio sia resa la lode. 

                               Maurizio proietti iopropars


 


domenica 20 aprile 2025

Buona Pasqua 2025

Promessa di Pace
dipinto digitale di
Maurizio Proietti iopropars 


Misteriose sono talvolta le vie del nostro Signore,
ma non per questo meno ricolme di Speranza,
perché sempre in esse possiamo intravedere
il Suo messaggio d'Amore,
e la Sua promessa di Pace.



La Luce risplende nelle tenebre 

Ma le tenebre non l'hanno ricevuta. Così sta scritto e questa è appunto la condizione del mondo. I cristiani hanno vinto il mondo ma la loro vittoria non è manifesta al mondo, che vive nelle tenebre. 

Io sono convinto che sia una frode quella che mi hanno insegnato a scuola, nell' istituto religioso che frequentavo alle elementari, quella che a un certo punto della storia le persecuzioni contro i cristiani sono cessate, e il cristianesimo si è affermato nel mondo. Sarebbe stato secondo loro, con l'imperatore Costantino. Figuriamoci.

Con Costantino, per come io la vedo è caduto l' Impero Romano. 

Massenzio, ultimo imperatore romano, moriva annegando nel Tevere, sconfitto dal bretone Costantino, tramite un espediente militare piuttosto abietto, "in hoc signo vinces"; sicuramente abietto, considerando che il cristianesimo era molto diffuso anche tra le truppe del generale Massenzio, che stava tentando il tutto per tutto in difesa di Roma. Dalle notizie a noi giunte si narra che Costantino fosse nel diritto alla successione imperiale, ma anche ammesso, lo stesso Giulio Cesare, nelle condizioni estreme che dovette affrontare, fu costretto a passare il Rubicone con le legioni.

Su come lo stato di diritto sia venuto a cadere in affermazione del diritto, nel popolo romano che affermò nel mondo la civiltà del diritto, c'è sicuramente da riflettere. Questo accade quando vi è la perversione del diritto.

È perversione del diritto, ad esempio, se approfittando del giusto sdegno e malcontento popolare contro questo tipo di crimine, vengono approvate leggi sulla violenza contro le donne, che permettono la condanna senza la circostanziata verifica delle accuse, e queste vengono usate per colpire qualcuno a causa delle sue idee politiche.

Il diritto è pervertito quando non è più al sevizio della giustizia.

Ma torniamo a Costantino. L'usurpatore, nota bene, quando si servì del segno della croce per combattere Massenzio, non era ancora cristiano, e forse si convertì al cristianesimo, forse, solo in punto di morte. Da un punto di vista cristiano questo tipo di pratica prende il nome di stregoneria. Infatti, subito dopo la vittoria, nonostante narrasse di aver avuto un sogno premonitore, non si convertì al cristianesimo. E nella sua opera di usurpatore, poi portò la capitale dell' Impero a Bisanzio, a cui poco romanamente diede il nome di Costantinopoli, dal suo proprio nome, e sciolse la guardia pretoriana, il cui compito era anche quello di decidere se il comportamento dell' imperatore fosse in accordo coi costumi romani.

Con la morte del ultimo Imperatore Romano Massenzio, cadeva la civiltà romana, ma certo il cristianesimo non trionfava, perché anche il cristianesimo veniva usurpato come era stato usurpato l' impero.

Si pensi solo al diritto bizantino, che è cosa totalmente diversa dal diritto romano. Con l'usurpatore Costantino, nasce una diversa concezione dello stato, e una diversa concezione della religione cristiana. La religione diventa supporto al potere statale. Viene poi a cessare la tolleranza verso tutte le forme di culto, che caratterizzava il diritto romano, per il quale certe forme di culto erano vietate ai cittadini romani perché contrarie ai costumi degli antenati, ma comunque permesse ad altri popoli. Nel diritto romano ogni individuo veniva giudicato secondo il diritto del popolo a cui apparteneva, e se questo minava l' uguaglianza di ciascuno di fronte alla legge, rispettava però le tradizioni di tutti i popoli. Migliori soluzioni per conciliare le due istanze non erano state trovate.

Analizzare la forma giuridica delle persecuzioni contro i cristiani è altra faccenda, che a mio avviso rientra comunque nel degrado della tradizione giuridica.

La stessa condanna a morte di Gesù, così come viene narrata nei vangeli, è un capolavoro di inciviltà giuridica, sia da parte giudaica che da parte romana. Il fatto di gridare da parte dei giudei, "Non abbiamo altro re che Cesare", dove si pesca nel torbido, non poteva che portare alla condanna a morte.

Il punto è che l' organizzazione del diritto non è un problema matematico, perché non può prescindere dall'organizzazione del potere politico, che è a sua volta legato all' organizzazione economica.

In tal modo io penso che se Karl Marx, quando afferma che la religione è l' oppio dei popoli, non afferma una necessità storica, certamente afferma una circostanza storica.

Io non credo che la suddetta circostanza possa essere applicata al cristianesimo nella sua realtà dottrinaria. Appunto con il trionfo dell' usurpatore Costantino, che approfittando della decadenza dell' Impero Romano, dovuta a motivi strutturali che erano emersi già prima di Cesare, poté effettuare un colpo di stato, vi fu al pari tempo la copertura del messaggio cristiano, come era stato predetto dal nostro Signore. 

Le tenebre ricoprirono il mondo, ai tempi di Costantino l'usurpatore, ma così il nostro Signore ha ammonito i suoi discepoli, "Se voi foste del mondo, il mondo amerebbe ciò che è suo". Ciò che il mondo ha amato ai tempi di Costantino, apparteneva al mondo, e in questo modo il nostro Signore chiama il suo oppositore, lo chiama il "Principe di Questo Mondo".

Tuttavia la Luce splende nelle tenebre, ma le tenebre non l'hanno ricevuta.

Si pensi alla lotta contro le eresie. La questione non è di stare ad analizzare gli errori dottrinali di questa o quell'altra setta o comunità. Il problema è che non vi è nulla di più eretico, da un punto di vista cristiano, del fatto di pensare di combattere le eresie con l'uso della forza. Insomma si è arrivati a bruciare viva la gente. Di fronte a una cosa del genere qualsiasi fraintendimento dottrinale, per quanto grave possa essere, mi sembra un'inezia.

Penso secoli dopo a quel Domenico di Guzman, venerato come santo. Di lui si dice che solo una volta assistette al rogo di un eretico. Ora è innegabile che sia meglio tentare di convincere anziché torturare. Ma se fosse stato realmente santo, come si pretende che per esserlo stato debba essere venerato, avrebbe denunciato senza timore come non cristiana, la pratica di perseguitare gli eretici per forzarli ad accettare quella che pareva essere la giusta dottrina. Se fosse stato santo avrebbe denunciato a chiare lettere l'orrore dottrinario di una pratica siffatta, e sarebbe stato disposto ad accettare il supplizio a testimonianza della propria fede, proprio come facevano i primi cristiani, che non solo non perseguitavano gli altri, ma accettavano serenamente il supplizio che quelli infliggevano loro.

Poi se mi si dice, "Meglio lui che certi altri... ", va bene, ne convengo, ma fino a proclamarlo santo, di strada ce ne passa. Come pure quella povera disgraziata di Giovanna D'Arco. Che posso pensare di lei? Poveraccia, pensa a come stava che vedeva l'Arcangelo Michele, e Santa Caterina, e Santa Margherita, che la esortavano a riconquistare la Francia. Però non posso credere che questo sia un messaggio cristiano, per cui mi rifiuto di venerarla come santa, anche se non penso che fosse una persona malvagia. Certamente meno cattiva di quelli che l'hanno bruciata viva. Ma pensa questi che potevano essere. Come fai a parlare dell'affermazione del cristianesimo?

D'altra parte, io penso che se Giovanna D'Arco fosse stata cristiana, se cioè avesse ricevuto istruzioni da Dio, avrebbe innanzitutto organizzato un'azione diplomatica volta a convincere l'allora cattolica Inghilterra a ritirarsi pacificamente. Si potrebbe obbiettare che quelle non erano le circostanze. Se qualcuno lo dicesse io sarei d'accordo, perché questo è proprio il punto centrale del mio discorso.

Il punto è che se io dico a qualche cattolico più tollerante che io non ho bisogno di pensare che la Madonna mi protegga, mi avvolga nel suo stellato manto e altro ancora, perché confido in Dio Padre nostro Onnipotente, nel suo Amore e nella sua Onnipotenza, se dico questo a qualche cattolico più tollerante, sono stufo di sentirmi rispondere che magari va bene lo stesso perché ognuno ha la sua fede. 

A Roma così si dice, questo mi raccontava mio padre, si dice che chi si raccomanda è un infame. Perché si dice o si diceva questa cosa riguardo alla fede? 

Insomma io credo fermamente che non è cristiano chiedere protezione alla Madonna o ai santi ma è cristiano confidare nell'aiuto di Dio. È cristiano credere di riceverlo. Io credo senza dubbio alcuno, che questo è il cristianesimo e solo questo è il cristianesimo.

Ora mi immagino diversi sacerdoti che ho conosciuto, veramente troppi di questo tipo per come lo sento, a chiedermi se mi rendo conto di come sono, che faccio polemica pure il giorno di Pasqua.

Eppure così sta scritto, " Lo zelo per la Tua Dimora mi consuma".

Io non faccio polemiche, ma pongo l'accento su cosa significa credere nella Resurrezione del nostro Signore. Chi può, ne faccia tesoro.

           Maurizio Proietti iopropars




domenica 30 marzo 2025

Favorevole a legalizzare l'ora

Vignetta di
Maurizio Proietti iopropars


Favorevole a legalizzare l'ora

Pensavo ai miei amici di quando ero giovane, quando mi è venuta in mente questa vignetta ironica e auto-ironica. Loro avrebbero riso, e spero che strappi una risata anche ai lettori del mio blog.

Così caotiche talvolta le leggi, che portano anche ad estranearti dalle situazioni.

Maurizio Proietti iopropars


 

Un tuffo nel passato

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